Sinistra storica

  

1) Verso la metà degli anni '70 dell'800 si verificò una ridefinizione del quadro politico italiano: al perdere di compattezza della "Destra storica", che tese a dividersi in gruppi a base regionale (lombardo-emiliani, piemontesi, toscani), e di capacità attrattive tanto suo che della sinistra, solo questa seppe reagire tenendo conto del sempre maggior numero di deputati che, non riconoscendosi in esse, si definivano "indipendenti" o "di centro".

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2) Se ne poteva concludere che come, da un lato, la Comune di Parigi, con il prorompere delle istanze delle classi subalterne in forme ancora più radicali che nel 1848, suggeriva l'opportunità di assumere posizioni più moderate, così, dall'altro, i problemi dei primi quindici anni dello Stato unitario imponevano che non lo fossero eccessivamente.

 

3) Fu così che, accanto alla vecchia Sinistra piemontese, guidata da Agostino Depretis (1813-87), e alla cosiddetta Sinistra storica – quella degli ex garibaldini come il siciliano Francesco Crispi (1818-1901) e i lombardi Benedetto Cairoli (1825-89) e Giuseppe Zanardelli (1826-1903) – veniva emergendo una Sinistra giovane, espressione di una borghesia moderata (soprattutto meridionale), poco sensibile alla tradizione democratico-risorgimentale e attenta piuttosto alla tutela dei propri interessi...

 

 

 

 

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