Crisi del 291) Benché l'economia degli Stati Uniti avesse tratto un notevole vigore dalla partecipazione al primo conflitto mondiale – negli anni '10 del 900 l'incremento della produzione industriale era stato del 12% –, sia per i prestiti ed i rifornimenti agli alleati che per la quasi raggiunta leadership economica mondiale in concorrenza con la Gran Bretagna e la Germania (per sopravanzarle appieno sarebbero stati necessari un altro quarto di secolo, ed un altro conflitto), la loro opinione pubblica non se ne dette per inteso, considerando, contrariamente al presidente democratico Wilson ed all'ideologia che in poco più di vent'anni sarebbe diventata moneta corrente, inutile, quando non addirittura dannosa per gli interessi generali del Paese, la partecipazione agli affari "atlantici" (ma non quelli sul Pacifico) ed abbracciando così, con l'elezione a presidente del repubblicano Warren Harding (1920), frutto anche della paura del comunismo destata dalle agitazioni operaie del 1919, quella posizione "isolazionista" che già aveva impedito al Senato di ratificare il Trattato di Versailles e l'entrata del Paese nella Società delle Nazioni.

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2) I repubblicani sarebbero rimasti al potere per un decennio, mettendo in atto una politica economica volta ad incoraggiare gli investimenti per mezzo della riduzione del carico fiscale (e dunque della spesa pubblica, previa rinuncia "ad attivare programmi di assistenza per le classi più povere"), del suo spostamento dal reddito ai consumi, dell'agevolazione dell'accesso al credito praticando bassi tassi d'interesse e della non interferenza con il processo di formazione di monopoli, spontanea reazione delle aziende contro gli inconvenienti della libera concorrenza, finalizzata ad impedire che prezzi (e dunque profitti) si abbassassero eccessivamente.

3) Così, mentre lo sviluppo economico del secolo precedente aveva avuto, fra le proprie precondizioni, l'apporto di quella forza lavoro immigrata a basso costo ormai resa superflua, almeno nelle proporzioni tradizionali, dal raggiungimento della costa occidentale, negli anni '20 l'incremento complessivo del 64% della produzione industriale (corrispondente ormai al 45% di quello mondiale), e del 2% annuo del PIL, fu conseguenza, oltre che della politica economica repubblicana, dell'aumento della produttività, dovuto alla generalizzazione della razionalizzazione produttiva tayloristica e della notevole (possibilità di) espansione del mercato interno, che vide il passaggio del "reddito medio pro capite […] da 553 a 716 dollari l'anno", e sisostanziò in un incremento dei consumi di massa "in tutti i settori, da quello automobilistico a quello tessile, alimentare, ecc.", incoraggiati dalle nuove tecniche pubblicitarie, diffuse a mezzo stampa e per via radiofonica, e dalla possibilità di acquisto rateale...

 

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