Rivoluzione agricola e rivoluzione industriale

1) Il peso sempre crescente di quelle attività commerciali che, riprese nel Basso medioevo, avevano dato il via all'era delle scoperte geografiche ed al primo colonialismo, che le avevano ulteriormente intensificate, avrebbe reso necessario l'abbattimento progressivo di tutto ciò che le ostacolava incrementando i prezzi delle merci, dai dazi doganali ai vincoli corporativi degli artigiani o di dipendenza personale dei contadini, vincoli che, nel primo caso, imponevano alti standard produttivi e tenevano alto il prezzo della forza lavoro, e nel secondo ne diminuivano la disponibilità.

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2) Furono dunque esigenze di natura economica a determinare il contrasto tra la società di antico regime e la borghesia, la cui affermazione più compiuta non a caso si ebbe nei paesi – l'Olanda e l'Inghilterra – in cui essa si trovava, più o meno direttamente, al potere, e dove, di conseguenza, i capitali accumulati con il commercio e gestiti dalle banche poterono liberamente riversarsi nell'agricoltura e poi nell'industria, dando origine a quelle radicali trasformazioni che la storiografia designa abitualmente come rivoluzione agricola e rivoluzione industriale, cosiddette non già per la rapidità della loro realizzazione ma per il loro carattere irreversibile e radicale e per il loro impatto su di una società destinata a diventare sempre più globale.

 

3) Il loro punto di partenza va ricercato senz'altro nell'andamento della popolazione, che fino al XVIII secolo, vincolato com'era ad una strutturale limitatezza delle risorse dovuta alla stabilità della produttività, era sempre stato tipicamente "malthusiano"...

 

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