E' stato per diversi mesi il tormentone dei docenti travolti dagli infausti esiti della mobilità dello scorso anno catapultati in giro per l'Italia. La soluzione trovata, presentata come la panacea dei mali di chi, allontanato dai propri effetti, si trovava a partecipare a questa nuova mobilità 2017, facendo credere che sarebbero state molte di più le possibilità di riavvicinarsi a casa per i docenti costretti fuori provincia. A distanza di mesi e con l'approssimarsi della pubblicazione degli esiti della mobilità previsti già per i prossimi giorni, si sta invece rivelando l'ennesima spudorata presa in giro dei docenti. Stiamo parlando della promessa di stabilizzazione dei 25.000 posti dall'organico di fatto a quello di diritto che fin da settembre dello scorso anno il Governo Renzi annunciava trionfante e dava per certo insieme con il ministro Giannini. Una promessa ripetuta ancora più insistentemente con l'avvicinarsi del voto sul referendum costituzionale, mandata nel dimenticatoio dopo la sconfitta del 4 dicembre per essere poi ripresa con nuovo vigore dalla ministra Fedeli. Una sceneggiata che si è protratta per mesi con un braccio di ferro tra il MEF e Miur sul numero effettivo di posti da stabilizzare conclusosi, da dicembre 2016, solo a metà maggio con l'accordo su 15.100 cattedre di cui 11.500 su posti comuni e 3.600 sul sostegno. Posti che avrebbero consentito di dare speranze ai docenti che sono fuori provincia visto che dovevano essere disponibili fin da subito per le operazioni di mobilità aggiungendosi a quelli già presenti in organico di diritto già molto ridotti anche per la quota del 30% prevista per i trasferimenti interprovinciali. Ebbene ad oggi si svela un bluff l'ennesima promessa della politica ai docenti maltrattati prima dalla lotteria delle assunzioni della buona scuola e poi dall'algoritmo impazzito della mobilità 2016. E questo senza voler considerare che i posti stabilizzati siano del tutto insufficienti rispetto alle 125 mila supplenze annuali e che i soldi, per altro già stanziati dalla legge di stabilità del 2016, avrebbero consentito il passaggio in organico di diritto di quasi 53 mila posti dell'organico di fatto.
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Ad oggi, infatti, delle 15.100 stabilizzazioni strombazzate, oltre ai soliti annunci, non ci sono ancora le tabelle di ripartizione dei posti comuni per ciascuna classe di concorso né la ripartizione dei posti di sostegno per ciascun grado, solo i contingenti nazionali divisi per regione, neppure per provincia.
E' del tutto evidente a questo punto che i docenti che hanno partecipato alla mobilità 2017 non potranno pertanto ottenere trasferimenti su questi posti aggiuntivi non essendo nota la ripartizione analitica dei posti e non essendo presenti al sistema SIDI del Miur. La cosa è tanto più grave se si considera che da settembre 2016 a giugno 2017 non sono bastati 9 mesi per assicurare che fosse approvato e certo l'incremento dei posti aggiuntivi sugli organici per il prossimo anno scolastico 2017-18 essendo ancora in atto l'iter legislativo per la conversione del decreto legge 50-2017 (definita "manovrina"). E' infatti ancora in corso l'iter di conversione del decreto che è stato per ora approvato solo alla Camera e che è adesso ha appena iniziato la discussione al Senato alla commissione Bilancio. Iter che si concluderà entro il 23 giugno quando la palla passerà al Miur per l'emanazione, finalmente, di un decreto Ministeriale per la tabella di ripartizione dei posti a livello provinciale sia per classe di concorso che per grado. Tempi ancora lunghi quindi per la reale disponibilità dei posti aggiuntivi promessi e che non saranno quindi utilizzati per le procedure di mobilità per i trasferimenti dei docenti fuori provincia desiderosi di tornare a casa. Una circostanza che rappresenta una ennesima mazzata per le speranze dei docenti di ruolo che avevano già considerato utili questi posti per avere maggiori possibilità di avvicinamento.
Posti aggiuntivi relativi agli organici del prossimo anno scolastico 2017-18 che dovrebbero essere disponibili per le operazioni di mobilità imminenti aggiungendosi a quelli accertati già disponibili e liberatisi per i pensionamenti ma che invece saranno solo successivamente messi a disposizione per le immissioni in ruolo dividendole tra Gae e GM. Una circostanza, che specie al sud, porterebbe ad una situazione paradossale: i docenti di ruolo resterebbero fuori regione lontano dai loro affetti per carenza di posti per le operazioni di mobilità e a beneficiare dei posti aggiuntivi sarebbero i docenti precari presenti in Gae e GM per le immissioni in ruolo, posti invece che avrebbero dovuto essere disponibili prima per la mobilità essendo riferiti allo stesso anno scolastico 2017-18.
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