Sale lo scontro politico tra M5S e PD sul numero effettivo di posti in organico di fatto da stabilizzare in organico di diritto. Una vicenda che si sta trascinando da mesi, iniziata con lo stanziamento di 140 milioni per il 2017 e 400 milioni per il 2018 nella legge di stabilità e usata come spot elettorale dal governo Renzi e dal ministro Giannini durante la campagna referendaria con la promessa di stabilizzare 25 mila posti da organico di fatto ad organico di diritto. Posti che come si sa sono essenziali per poter disporre sia nuove immissioni in ruolo, a cui andranno il 60%, che per dare maggiori possibilità sul restante 40% destinato a mobilità territoriale (30%) e professionale (10%) consentendo a tanti docenti, sbattuti in giro per l'italia dall'algoritmo dello scorso anno, di avvicinarsi ai loro affetti.
A riaccendere le polemiche e richiamare l'attenzione sui posti che si possono stabilizzare con i 400 milioni stanziati dal governo nella legge di stabilità per il 2018 è il deputato Luigi Gallo che sulla sua pagina pubblica un post in cui, calcoli alla mano, quantifica addirittura in oltre 53 mila i posti che si possono trasformare da organico di fatto ad organico di diritto con la somma stanziata. Gallo usa toni molto duri nei confronti del Governo e del PD citando però dati concreti estratti dalla relazione allegata alla buona scuola dell'allora governo Renzi, quasi prendendo in parola il suggerimento di PSN che in questo articolo suggeriva appunto ai tecnici del MEF di andarsi a riguardare quel documento per calcolare i costi della trasformazione dell'organico da OF ad OD.
E infatti proprio in questo documento alla tabella 21 veniva stimato un costo di 57,86 milioni (il dato citato da Gallo) per le assunzioni su 7.623 supplenze che duravano ogni anno fino al 30/06, assunzioni quindi su organico di fatto che veniva stabilizzato con la legge 107.
Partendo da questo dato basta infatti la semplice proporzione 400 milioni sta ad X (posti da stabilizzare) come 57,86 milioni sta a 7.623 posti stabilizzati con la legge 107 per calcolare i posti che si possono stabilizzare con i 400 milioni. Il dato che si ottiene è 52.699, proprio le 53 mila cattedre citate dal deputato del M5S. Un calcolo inappuntabile visto che si basa sulla relazione tecnica allegata alla riforma della buona scuola della legge 107/2015 e che quindi ha avuto già il visto del MEF e quindi degli stessi tecnici del ministero economico. Una stima dei posti che potrebbe essere anche più alta se si tiene conto tra l'altro che quella previsione di spesa era riferita ad un campione di docenti che, venendo da un precariato molto lungo, poteva vantare un numero di anni di servizio sicuramente più alto di docenti che verrebbero immessi in ruolo oggi, quindi la stima dei costi di ricostruzione di carriera sarebbe ancora più bassa di quella che aveva portato al costo di 57,86 milioni. Ma il deputato Gallo va oltre rimarcando anche un altro aspetto che avevamo già indicato nel pezzo di PSN, i costi per l'intera operazione dovrebbero essere stati già finanziati al di la dei 400 milioni sbandierati visto che nella legge di Bilancio del 2015 è stata prevista “l’istituzione del fondo denominato 'La Buona Scuola' destinato a finanziare un piano straordinario di reclutamento e formazione del personale docente, il rafforzamento dell’offerta formativa e la realizzazione di progetti di alternanza scuola lavoro (1 miliardo di euro nel 2015 e 3 miliardi di euro a partire dall'anno 2016)”. Soldi stanziati però per una stima iniziale di 148 mila assunzioni (pag. 33 opuscolo Buona Scuola), poi rivista successivamente a circa 100 mila per un piano straordinario che nella realtà dei fatti poi si concretizzò per meno di 90 mila immissioni per carenza di docenti abilitati e che quindi non sono stati realmente spesi per intero.
Una operazione verità quella portata avanti dal M5S che cita l'agenzia di stampa AGI che ha dimostrato con un'operazione di fact checking che questo governo non stia spendendo più risorse nell'istruzione in quanto non sembra che l’aumento delle risorse di cui parla Renzi si traduca davvero in un aumento in termini assoluti. In base al rapporto di gennaio 2017 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la spesa totale dello Stato per istruzione passa dai 65,193 miliardi del 2015 a 65,253 nel 2016, a 65,238 nel 2017, 65,946 nel 2018 e 66,358 nel 2019 rimanendo insomma sostanziamene stabile.
Ci auguriamo che questa operazione verità sui conti possa mettere dunque fine a questo teatrino che va avanti da mesi e che i tecnici del MEF rivedano le loro stime ferme a 8-10 mila posti, consentendo finalmente la stabilizzazione dei posti in organico di fatto con la trasformazione di almeno 25 mila cattedre delle 53 mila che si potrebbero convertire con i 400 milioni, come dimostrano i calcoli di Gallo e PSN.
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