Oggi in tutto il mondo si terrà lo Scratch Day, giornata dedicata al coding e al pensiero computazionale che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutte le scuole italiane. Non come semplice sostituto delle discipline tecnologiche o informatiche, ma come vero supporto alla didattica di tante discipline.
In proposito voglio raccontarvi le mie riflessioni, di un maestro di scuola primaria, orgoglioso zio di un nipote di 18 mesi che lo osserva cercare di cambiare canale sul plasma del nonno premendo lo schermo e trascinandolo verso destra. E voglio partire citando Matrix, per chi non lo conoscesse, un film del 1999, 17 anni fa, che profetizzava un mondo dove tutti siamo connessi in rete. E oggi, effettivamente, senza rete ci sentiamo a tratti come privi di un collegamento alla realtà. Di una realtà che non è tale.
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Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo. (Morpheus)
Ma in fondo per noi adulti la “dipendenza” è a mio parere gestibile; siamo cresciuti in un mondo in cui esistevano ancora cabine telefoniche, e dove era possibile scendere in strada a giocare. Abbiamo appreso ad usare i device per lavoro, per mantenerci in contatto, per divertirci. L’abbiamo appreso, ma dopo.
Ma per i miei piccoli allievi? Nativi digitali… come aiutarli a distinguere la realtà dalla Matrice, se apprendono prima a scrollare una pagina di un touch screen che a parlare? Proprio come il mio adorabile nipotino…
Non siamo ancora a questi livelli, ma in classe ho allievi problematici. Incapaci di allacciarsi un scarpa, chiudere giacca, di svolgere compiti creativi, persino a tratti di parlare, e con una capacità di espressione artistica che si riduce a disegnare quadrati con disegnini dentro. Ma che messi davanti ad una Lim o ad un tablet li fanno letteralmente volare.
Inoltre, come maestro di classe prima e seconda, quindi osservatore privilegiato, mi sono accorto di una cosa. Prima gli alunni nel tempo libero disegnavano e ritagliavano bambole, automobiline e robot. Ora disegnano ed incollano simulacri di tablet e smartphone. E ne simulano il funzionamento.
E’ un’onda impossibile da arginare. I bambini non aspettano nemmeno più il coniglio bianco di Matrix che ti porti nel vortice della rete. E' il coniglio bianco che chiede ai docenti di riconsiderare alcune dimensioni e prassi educative. E qui, il maestro tanto legato ai libri e, seppur giovane legato alle tradizioni, ha scoperto il Coding. Ed a lui si è aperto un mondo.
Partiamo da cos'è esattamente il coding. Non è solo materia per pochi esperti di informatica o ingegneria. Non è solo ciò che rende possibile la creazione di software per pc, apps e siti web.
Infatti, si tratta di supportare lo sviluppo di un “pensiero computazione”, cioè il saper attuare “un processo mentale per la risoluzione di problemi costituito dalla combinazione di metodi caratteristici e di strumenti intellettuali”. Il coding nella scuola primaria educa i più piccoli al pensiero computazionale attraverso un approccio ludico e creativo.
Non si tratta di una fruizione passiva, propria di smartphone o tablet: si tratta di learning by doing. Quando gli alunni si avvicinano al coding diventano soggetti attivi della tecnologia e sorge in essi, attratti e coinvolti in una dimensione quale quella propria dei nativi digitali in cui si sentono a proprio agio, la necessità di compiere una metariflessione logica sulla propria attività che comporta un continuo allenare le capacità di problem solving e decision making. Categorie fondamentali, le ultime, nell’era dell’accesso indiscriminato ad informazioni quanto meno da filtrare, e dove servono nuove categorie di senso al fine di apprendere competenze utili in una società postmoderna quanto mai complessa.
Programmare non significa, infatti, scrivere linee di codice ripetitive senza senso, ma progettare un vero e proprio discorso applicativo, fatto di comandi organizzati secondo regole di logica al fine di ottenere un programma di senso compiuto. L’interfaccia grafica del coding, lo stesso programmare sono fattori rappresentativi di condizioni (concetti, comandi, organizzazione di essi), precodificati certo, ma che per raggiungere la compiutezza necessitano di essere articolati secondo logica.
Facciamo un esempio: Immaginate lo standard classico per una fiaba, lo si propone in classe seconda della scuola primaria. Ci sono i protagonisti, c’è l’antagonista e l’aiutante magico. Ora immaginate di poterli rappresentare come in un cartone animato, di poter far decidere agli alunni cosa far dire loro, come farli muovere ed interagire: animare quindi la storia concretamente. E tutto questo non solo su un sempre amato quaderno: ma su una Lim. Bene, il coding permette questo. Tanto da renderlo oggetto di un concorso appena terminato.
http://programmailfuturo.it/progetto/concorso
Andiamo oltre? Parliamo del reticolo, l’utilizzo delle coordinate per individuare la posizione di un oggetto. O per acquisire il senso di esso in relazione a se stessi. Immaginiamo di poter non solo coinvolgere gli alunni in una attività che aiuti loro a sviluppare il senso dello spazio che li circonda… E qui interviene una attività di coding: la “Programmazione su carta a quadretti”.
L’obiettivo specifico è far capire agli studenti cos’è davvero la programmazione facendo scrivere loro un programma che possa essere eseguito da altri studenti e che permetta loro di riprodurre un disegno (originale o scelto da un insieme di disegni predefiniti) colorando le caselle di un foglio di carta a quadretti. Quindi programmeranno utilizzando un linguaggio simbolico le cui istruzioni permettono di spostarsi tra le caselle del foglio e di colorarle, quindi disegnando quello che gli altri studenti hanno programmato. In questo processo acquisiscono anche la differenza tra programma e algoritmo.
E tutto questo potrà servire anche per impartire comandi ad un robot.
“So che mi state ascoltando, avverto la vostra presenza. So che avete paura di noi, paura di cambiare. Io non conosco il futuro, non sono venuto qui a dirvi come andrà a finire, sono venuto a dirvi come comincerà. Adesso appenderò il telefono e farò vedere a tutta questa gente, quello che non volete che vedano. Mostrerò loro un mondo senza di voi, un mondo senza regole e controlli, senza frontiere e confini. Un mondo in cui tutto è possibile. Quello che accadrà dopo, dipenderà da voi e da loro.” (Neo)
Per saperne di più:
Oggi 14 maggio 2016 in tutto il mondo si terrà lo Scratch Day, giornata dedicata al coding ed in particolare all’utilizzo di questo software open source. Per saperne di più: http://day.scratch.mit.edu/
http://www.programmailfuturo.it/come/lezioni-tecnologiche/corso-rapido/introduzione
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