Contratto e Retribuzione
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Mentre la discussione sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici è ancora lontana dalla effettiva conclusione, con aumenti previsti effettivi di poco più di 25 euro mensili effettivi, il Governo, da due anni continua ad applicare una norma incostituzionale sul blocco degli stipendi. E' stata infatti stabilita dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 178/2015, la illegittimità costituzionale del blocco stipendiale che i docenti e tutti i dipendenti pubblici stanno subendo sin dal mese di gennaio 2010. Una incostituzionalità qualificata dalla Consulta come “sopravvenuta” nel 2015, precisazione che ha consentito, a chi intende sottostimare i diritti ed il ruolo dei docenti italiani, di affermare erroneamente che tutti i mesi di blocco antecedenti alla sentenza sarebbero invece asseritamente legittimi. Tanto che nella discussione in corso per il rinnovo contrattuale dei docenti non si sta assolutamente considerando la possibilità di riconoscere arretrati che come abbiamo scritto ammontano a circa 12.000 euro dal 2010 ad oggi.
Una posizione che invece fa a pugni col diritto, poggiata su una affermazione ingannevole: i docenti hanno infatti diritto all’adeguamento stipendiale sin dal 2010, e non soltanto dal 2015. Un diritto, però, che i docenti dovranno necessariamente chiedere con ricorso giurisdizionale per ottenere gli arretrati da gennaio 2010.
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I docenti neoimmessi in ruolo per l'a.s. 2017-18 ed i docenti supplenti con nomina annuale (fino al 31 agosto) o fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) possono richiedere di svolgere l'orario di servizio in regime di part time. L’assunzione a tempo determinato e a tempo indeterminato può infatti avvenire sia con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale. In quest’ultimo caso, il contratto individuale deve indicare anche l’articolazione dell’orario di lavoro. Ma come e quando va richiesto il part time se si è docenti neoimmessi in ruolo o docenti con incarico di supplenza ?
Nella guida di PSN tutti i chiarimenti per poter accedere al regime di orario part time
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Dovrebbe chiudersi entro l'anno la discussione che si protrae da mesi sul rinnovo del contratto dei docenti, iniziata nel giugno 2016 ed ancora non conclusa, nonostante un primo accordo già firmato nel novembre 2016 con i sindacati confederali, con il quale dovrebbero arrivare aumenti davvero modesti. Si parla infatti di circa 85 euro medi mensili lordi che sarebbero erogati gradualmente e solo a partire dal 2018 per intero riducendosi quindi a circa 45 euro lordi se considerati nel triennio 2016-2018.
Una presa in giro, se si tiene conto che i docenti sono tra i meno pagati d'Europa e queste cifre sono ulteriormente da tagliare in conseguenza delle scremature di tasse e di contributi previdenziali fino a diventare appena 25 euro mensili netti. Aumenti degli stipendi che, secondo quanto stima il quotidiano ItaliaOggi, per tanti docenti con reddito tra i 24 e 26 mila euro, andrebbero ad azzerarsi con il bonus di 80 euro che, tra l’altro, è versato al netto. Cifre davvero ridicole che evidenziano promesse infrante sull’adeguamento degli stipendi ai livelli europei, mentre tutti, governo e sindacati, tacciono sugli arretrati. Il rinnovo interessa tutti i lavoratori pubblici, ormai congelati da otto anni di blocco stipendiale, ma è verso la professione docente che in particolare si sta perpetrando un grande torto.
Docenti che da sempre sono attori principali della formazione culturale e democratica della nostra vita civile e del futuro del paese. Sottostimarli significa svilire l’importanza sociale dello sforzo didattico quotidiano e della abnegazione per la loro missione.
Un ruolo sociale, quello dei docenti, mai pienamente riconosciuto e apprezzato che – oltre ad essere malpagati, precarizzati a vita, vituperati sulle ferie estive, sempre in bilico nelle graduatorie – stanno subendo un grande e grave torto da otto anni.
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Si è svolto ieri, presso l’Aran l’incontro con le Confederazioni sindacali del pubblico impiego, che ha ufficialmente aperto la nuova stagione contrattuale 2016-2018, a seguito della sostanziale definizione delle linee di indirizzo per i rinnovi contrattuali.
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Con lettera congiunta indirizzata alla Ministra Valeria Fedeli, le OO.SS hanno chiesto un incontro urgente per risolvere la questione relativa alla scadenza per cessazione dal servizio del personale scolastico interessato ad avvalersi dell'accesso anticipato alla pensione utilizzando le modalità dell'APE SOCIALE (anticipo pensionistico senza costi per i lavoratori in condizioni di disagio).
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In questi giorni molti docenti hanno ricevuto, nel cedolino di dicembre, o stanno per ricevere, in quello di gennaio, il famoso (o famigerato) bonus legato al merito. Diversi in tutta Italia i criteri di assegnazione, una tantum del bonus, stabiliti singolarmente e in piena autonomia dai comitati di valutazione, uno per ogni istituzione scolastica. Dove è stata fatta una scelta restrittiva, ovvero dividere la somma erogata dallo stato in poche tranches, da assegnare ad un ristrettissimo gruppo docenti, il bonus ha assunto una veste accettabile, dove invece è stata fatta una scelta "a pioggia" (anche se le indicazioni ministeriali la sconsigliavano, è stato in realtà una scelta piuttosto diffusa), dividere il totale in tante parti, in aggiunta ad una tassazione di quasi il 40%, ha fatto sì che in tasca dei docenti arrivasse un piccolo "argent de poche", molto più simile a quello che i nostri alunni ricevono a Natale dai nonni e assai lontano dall'idea di un bonus che premia chi nella scuola fa un lavoro di eccellenza. Se sulla carta poteva anche essere un'idea innovativa, a conti fatti è chiaro che ha bisogno di una bella revisione, perché appare abbastanza chiaro che l'obiettivo in tante situazioni non è stato affatto raggiunto.
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Con nota Miur prot. n.17842 del 18/11/2016 che pubblichiamo, le istituzioni scolastiche sono state informate dell'erogazione sui singoli Pos della somma relativa all'80% per il Bonus premiale da corrispondere ai docenti destinatari. Le scuole dovranno provvedere al pagamento della cifra suddetta come prima tranche e successivamente ripetere la procedura quando arriverà il saldo (il saldo è stato vincolato, come dice la nota, perchè ci sono dei ricorsi pendenti al TAR)
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- Scritto da Anna Chiara
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Sono tantissimi i docenti neoimmessi nello scorso anno scolastico che, avendo superato l'anno di prova, dovranno fare i conti con la domanda per la ricostruzione di carriera per gli scatti stipendiali.
PSN ha realizzato questo utile vademecum schematico per la ricostruzione di carriera con allegato modello di domanda per la dichiarazione dei servizi.
Chi deve fare ricostruzione di carriera?
Tutti i docenti con preruolo riconoscibile ai fini dell’avanzamento di carriera, che hanno superato l’anno di prova
Qual è il servizio di preruolo riconoscibile ?
In generale, quello valutabile nella domanda di mobilità.
Dove si presenta la domanda?
La domanda si presenta alla scuola di titolarità (o di servizio, se diversa, per inoltrarla alla scuola di titolarità) che ha il compito di curare la pratica secondo quanto previsto da DPR 275/1999.
Quando si presenta la domanda?
Il periodo di presentazione della domanda è stato recentemente introdotto dal comma 209 art. 1 della legge 107/2015, e va dal 1° settembre al 31° dicembre di ogni anno scolastico. Entro il successivo 28 febbraio, il Miur comunica al Mef le risultanze dei dati relativi alle istanze per il riconoscimento dei servizi agli effetti della carriera del personale scolastico. Il diritto alla ricostruzione è soggetto a prescrizione decennale, mentre invece il diritto alla riscossione degli arretrati si prescrive in cinque anni a partire dalla data utille per chiedere la ricostruzione.
A cosa serve la ricostruzione di carriera?
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Flessibilità. E’ una parola che ricorre in questi giorni in moltissime discussioni sui social e anche nei corridoi delle scuole. Diciamola tutta intera “Flessibilità oraria”. Già, sembra questa la richiesta che molti docenti dell’organico dell’autonomia si sono sentiti chiedere dai DS, in virtù di una cattiva interpretazione delle norme.
Ma vediamo da vicino queste norme.
Partiamo dal motore immobile, la 107. Art. 1 comma 5: “Al fine di dare piena attuazione al processo di realizzazione dell'autonomia e di riorganizzazione dell'intero sistema di istruzione, è' istituito per l'intera istituzione scolastica, o istituto comprensivo, e per tutti gli indirizzi degli istituti secondari di secondo grado afferenti alla medesima istituzione scolastica l'organico dell'autonomia, funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell'offerta formativa predisposto ai sensi del comma 14. I docenti dell'organico dell'autonomia concorrono alla realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento.”
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Con l’inizio di ogni anno scolastico sono tanti i docenti che, nonostante siano stati immessi in ruolo abbandonando la condizione di precario, non hanno ben chiaro il quadro delle tutele e dei diritti spettanti. In particolare, in merito ai permessi retribuiti, ci giungono in redazione segnalazioni di abusi da parte dei DS (la parola è forte, ma di questo si tratta), che si arrogano il diritto di valutare i motivi addotti dal docente nella richiesta dei giorni di permesso, arrivando addirittura a non concederli o concedendoli soltanto a condizione che il docente si affanni a ricercare all’interno della scuola i sostituti (a cui dopo dovrebbe restituire le ore). Comportamento dei dirigenti scolastici che è del tutto illegittimo.
Al riguardo va detto che ai docenti di ruolo (nuovi e vecchi immessi), in un anno scolastico, spettano giorni di permesso retribuito per:
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- Scritto da Anna Chiara
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In questi giorni arrivano in redazione e attraverso i social di PSN moltissime domande e dubbi relativi agli stipendi del mese di luglio. Sappiamo già che il mese di luglio, per via dei rimborsi IRPEF e per le proroghe dei contratti per gli esami di Stato è sempre un mese critico per NOIPA e per le ragionerie Provinciali del tesoro. Quest'anno tuttavia si aggiunge, come "carico pesante e pendente" anche l'entrata in vigore della nomina economica per tutti i docenti neoimmessi che hanno differito al presa di servizio proprio al 1 luglio 2016, a cui si aggiungono quelli che, impiegati negli esami di stato, solo in questi giorni hanno potuto effettuare la presa di servizio nella sede provvisoria del ruolo.
Per cercare di chiarire le cose, pubblichiamo il testo della nota 1974 del 28 giugno 2016, che tenta di spiegare i vari meandri e percorsi che la burocrazia compie per trasformare la nomina giuridica in nomina economica e per garantire ai docenti anche il meritato "emolumento" del mese di luglio.
La nota assicura (e ci auguriamo che le segreterie delle scuole ne siano perfettamente consapevoli) che le funzioni per attivare il percorso sono disponibili dal 1 luglio e quindi in grado di permettere di svolgere tutte le operazioni necessarie affinché si giunga al lieto fine il 23 luglio (anzi, il 22, essendo il 23 un sabato) o al più tardi con una emissione speciale sempre entro luglio.
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- Scritto da Anna Chiara
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“Senza se e senza ma”. Così si chiudeva il pezzo di Professionisti Scuola a proposito del diritto alle ferie dei docenti in ruolo che hanno differito la presa di servizio che rischiava di creare problemi e situazioni di forte discriminazione, a seconda delle diverse interpretazioni delle segreterie circa la richiesta delle ferie per i docenti che avessero differito o preso servizio con le immissioni a dicembre.
Ora a conferma dell’analisi puntuale dello staff, è uscita la nota dell’USR VENETO, che garantisce la maturazione delle ferie la conseguente fruizione per tutto il personale che ha avuto nomina giuridica in ruolo il 1 settembre 2015 e ha prestato servizio con incarico nella scuola statale fino al 30 giugno 2016.