In questi giorni molti docenti hanno ricevuto, nel cedolino di dicembre, o stanno per ricevere, in quello di gennaio, il famoso (o famigerato) bonus legato al merito. Diversi in tutta Italia i criteri di assegnazione, una tantum del bonus, stabiliti singolarmente e in piena autonomia dai comitati di valutazione, uno per ogni istituzione scolastica. Dove è stata fatta una scelta restrittiva, ovvero dividere la somma erogata dallo stato in poche tranches, da assegnare ad un ristrettissimo gruppo docenti, il bonus ha assunto una veste accettabile, dove invece è stata fatta una scelta "a pioggia" (anche se le indicazioni ministeriali la sconsigliavano, è stato in realtà una scelta piuttosto diffusa), dividere il totale in tante parti, in aggiunta ad una tassazione di quasi il 40%, ha fatto sì che in tasca dei docenti arrivasse un piccolo "argent de poche", molto più simile a quello che i nostri alunni ricevono a Natale dai nonni e assai lontano dall'idea di un bonus che premia chi nella scuola fa un lavoro di eccellenza. Se sulla carta poteva anche essere un'idea innovativa, a conti fatti è chiaro che ha bisogno di una bella revisione, perché appare abbastanza chiaro che l'obiettivo in tante situazioni non è stato affatto raggiunto.
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Ne è consapevole lo stesso sottosegretario all'istruzione Toccafondi, di cui riportiamo integralmente un post pubblicato sulla sua pagina Facebook:
"Bonus docenti, bene correttivi ma non si torna all’anno zero. Si deve migliorare non abolire. Il merito dei docenti è entrato a scuola e non ne uscirà, bene correttivi e miglioramenti ma non si torna all’anno zero, non si può abolire. Per la prima volta 200 milioni di euro sono stati dati agli insegnanti non a pioggia ma con criteri oggettivi scelti all’interno delle singole scuole, nel rispetto dell’autonomia. E’ cosa differente dall’adeguamento contrattuale e dalla necessità di una sua revisione. Il primo anno la scuola italiana ha risposto a questa novità dato che il mondo della scuola ha deciso di non arrivare ad un riconoscimento a pioggia ma di fare scelte oggettive, tanto che il 39% dei docenti ha ricevuto il bonus ovvero 247mila insegnanti su 623mila totali. Molte cose vanno riviste e migliorate e i dati del monitoraggio ci indicano problemi ma questo non significa abolire lo strumento. Una novità che prevedeva la valorizzazione del merito della professionalità del docente, per la quale il Governo ha istituito un fondo con 200 milioni di euro annui, ripartito fra le scuole in proporzione alla dotazione organica dei docenti, così ogni scuola ha avuto 23 mila euro circa per incentivare e valorizzare la professionalità dei propri docenti. Il Dirigente insieme ad un comitato di valutazione (docenti, genitori/studenti) ha deciso criteri di assegnazione e li ha comunicati al collegio dei docenti. Il 98% dei Comitati ha individuato i criteri per la valorizzazione dei docenti sulla base di tutti e tre i criteri previsti dalla legge per la valorizzazione del merito e molti istituti hanno dato pesi differenti a tali criteri: qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica nonché del successo formativo e scolastico degli studenti; risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica nonché la collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche; responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale. Il 94% dei comitati delle singole scuole ha adottato le proprie scelte all’unanimità. Si può e si deve migliorare ma con altrettanta chiarezza, e con i numeri del primo anno, dobbiamo dire che non possiamo tornare indietro, all’anno zero.".