Siamo al grottesco. Mentre la scuola italiana in emergenza naviga a vista, il Ministero dell’Istruzione mette a punto l’ennesimo monitoraggio sulle scelte che Dirigenti scolastici e Collegi dei docenti (virtuali) stanno operando per non farla colare a picco.
Diciamo le cose come stanno! La scuola italiana, in queste giornate difficili per tutti sul piano emotivo, in primo luogo, e poi anche su quello organizzativo, riesce a stare a galla solo ed esclusivamente grazie alla buona volontà e all’alto senso di responsabilità di tutta la comunità educante, che si è letteralmente rimboccata le maniche per trarre in salvo il salvabile tramite il ricorso al digitale, mai davvero decollato e messo a regime nelle scuole di tutto il territorio, ma da almeno un decennio sbandierato come realtà operativa nelle numerose convention e nei meeting autoreferenziali sulle sparute eccellenze che colorano a macchia di leopardo la cartina della distribuzione delle istituzioni scolastiche del nostro paese.
In un quadro simile, ad una sola settimana dall’inizio di questa forzata ed imprevedibile sospensione di tutte le attività didattiche, per tutti i livelli di istruzione – dall’infanzia alla secondaria di II grado – e nell’impossibilità di deliberare in presenza dopo ampio confronto tra le parti, i Dirigenti scolastici sono chiamati a fornire precise indicazioni sulle modalità attivate per far decollare la cosiddetta didattica a distanza, compilando i campi di un questionario rigidamente strutturato in cui si richiede, tra l’altro:
- il numero di studenti che fruiscono effettivamente dei servizi di didattica a distanza
- il numero degli alunni che necessitano di dispositivi per fruire della didattica a distanza
- il numero di alunni che possono contare su dispositivi e collegamento internet
Non si comprende la ratio che ha dettato una simile scelta ministeriale, di scendere così nel dettaglio di informazioni pressoché impossibili da fornire, in un quadro scontato di incertezze e sperimentazioni nate in emergenza. Se si sta progettando l’adozione di una modalità unica e centralizzata di fruizione di contenuti didattici a distanza e di lezioni virtuali in modalità webinar, da mettere a disposizione di tutte le scuole italiane, lo si faccia al più presto sulla base di un monitoraggio per l’analisi dei bisogni snello e praticabile da tutti, senza indugiare in sofismi sterili e vincolati a quantizzazioni nemmeno ipotizzabili.
Lascia, infine, davvero perplessi il quesito relativo alla scelta di aver o meno “predisposto attività o materiali alternativi per gli alunni privi di connessione internet”: se impossibilitati a collegarsi alla rete e, di conseguenza, anche a eventuali materiali resi disponibili sul sito istituzionale delle istituzioni scolastiche, o sulle pagine ufficiali Facebook e Youtube o sul canale Telegram della scuola, gli alunni e le loro famiglie potrebbero esclusivamente essere invitati a ritirare presso le segreterie delle scuole materiali e dispense in formato cartaceo: ma un simile avviso sarebbe in palese contrasto con quanto disposto dal DPCM dell’11 marzo 2020, che istituisce la zona rossa su tutto il territorio nazionale con restrizioni severe sulla mobilità di tutta la popolazione.
E’ giunto il tempo di agire e di investire. La scuola non può essere salvata solo dalla buona volontà di chi vi opera quotidianamente in perenne emergenza, anche in tempo di pace.
In allegato Fac simile scheda da compilare on line e relativa nota MIUR che invita alla restituzione entro il 18 marzo 2020
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