Nella scuola ai tempi del coronavirus e della didattica a distanza sembra necessario riscoprire, oltre al valore della relazione educativa, la virtù della lentezza. Il ritmo lento dell'apprendere ha un suo fondamento scientifico, che viene seriamente messo a dura prova in queste giornate frenetiche di riprogrammazione della scuola iperconnessa, suo malgrado.
Appare sicuramente lodevole lo sforzo che l'intera comunità scolastica sta compiendo per assicurare il diritto allo studio a tutti gli alunni, nella prospettiva di una lunga sospensione delle attività didattiche. Ma in soli due giorni abbiamo assistito ad un fenomeno di "bulimia didattica", che ha contagiato docenti ed alunni, impegnati in maniera compulsiva a "postare" assegni per le vacanze forzate, schede e mappe concettuali, link a risorse digitali, questionari e schede di verifica.
Un simile approccio fast and furious non giova a nessuno. Anzi, rischia di produrre l'effetto contrario. E l'intento nobile di mantenere vivo il contatto quotidiano con le nostre classi può trasformarsi in un attimo in un pericoloso boomerang.
Affrettiamoci lentamente, dunque, a programmare per il breve e lungo periodo attività concordate a livello di consigli di classe - a distanza anche quelli - in maniera snella e libera da vincoli burocratici. Porzioniamo le proposte didattiche da proporre quotidianamente ai nostri alunni, tenendo conto che i tempi della didattica digitale sono notevolmente più rapidi, ma l'apprendimento continua a seguire il suo ritmo, fortunatamente, indipendentemente da tutto ciò che ci sta girando intorno.
La scuola al tempo del coronavirus: opportunità per riscoprire il valore delle relazioni educative
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