Chi ha detto che in un Liceo non si possa fare making, robotica o coding?

Immaginare nuovi mondi, costruire le proprie idee è una conquista assolutamente multidisciplinare.

Con i miei studenti in questi 3 mesi di scuola abbiamo fatto esperimenti, abbiamo inventato giochi, manipolato robot con una App da smartphone, hanno esplorato la Natura.

E’ un gioco da maschi?

Diverse ricerche ci dicono che pochissime ragazze si avvicinano al mondo del making perché vedono gli informatici, i fisici come dei Nerd, chiusi in una stanza ed avulsi dalla realtà (si veda .http://www.codegirlmovie.com/)

Immaginate la mia gioia quando il papà di Alice, mia alunna , mi comunica che per Natale le avrebbe regalato un kit starter Arduino, che avevano visto e sperimentato grazie alle mie dotazioni personali (sono nella mia attual scuola da settembre).

Chi ha detto che è Scuola solo ciò che è sui libri di testo o solo formule e nozioni?

Non ce lo dicono solo le centinaia di ricerche didattiche o il recente Piano Nazionale Scuola Digitale (http://www.istruzione.it/scuola_digitale/), ora ce lo dicono anche i nostri studenti!

Alice mi ha inviato la sua esperienza, che leggerete, e lo ha fatto con la semplicità e la chiarezza di una ragazza timida ma decisa quale è!

Alfonso D’Ambrosio

Arduino. Chi era costui? Un re Longobardo? No, Arduino è una scheda elettronica di piccole dimensioni con un microcontrollore e circuiteria di contorno. Tradotto dall’ “ingegnerese” significa un kit di led, sensori e oggetti vari che possono essere utilizzati per realizzare progetti in ambito fisico, informatico, elettronico, etc.

In pratica, quest’anno sotto l’albero, Babbo Natale mi ha fatto trovare una scatola di modeste dimensioni contenente del materiale elettronico, grazie al quale in meno di un’ora ho potuto realizzare il mio primo progetto di programmazione in linguaggio C. Mentre gli esercizi di programmazione, con lo stesso linguaggio, mi erano parsi un po’ astrusi e noiosi, con Arduino tutto mi è sembrato molto più facile e divertente. Anzi, facile proprio perché divertente.

Ho potuto toccare con mano che è vero quello che si dice relativamente al Learning by doing e Learning by playing. Appena aperta la scatola e il manuale di istruzioni mi sono buttata a capofitto ad assemblare, incastrare, vedere i dispositivi elettronici che fino ad allora avevo soltanto letto sui libri, decriptare uno schema delle cariche elettriche, analizzare il funzionamento di sensori di vario tipo, programmare.

Un altro aspetto molto interessante di Arduino è che, lungi dall’isolare dagli altri come spesso avviene per smartphone e tablet, aiuta a socializzare. Infatti, nella mia prima sessione di lavoro ho collaborato strettamente con mia sorella, mentre nella seconda sessione abbiamo lavorato insieme due miei amici ed io. Devo dire che con i progetti di Arduino è facile creare un clima che immagino debba essere quello dei team di ricerca. Non c’era competizione, bensì una spinta all’emulazione che tirava fuori il meglio da ciascuno.

Ma dove nasce questa meraviglia? Il progetto prese avvio in Italia a Ivrea nel 2005, con lo scopo di rendere disponibile, a progetti diI nteraction design realizzati da studenti, un dispositivo per il controllo che fosse più economico rispetto ai sistemi di prototipazione allora disponibili. I progettisti riuscirono a creare una piattaforma di semplice utilizzo ma che, al tempo stesso, permetteva una significativa riduzione dei costi rispetto ad altri prodotti disponibili sul mercato.  Arduino adesso è diffuso in tutto il mondo grazie alla sua filosofia open: tutto il software a corredo è libero, e gli schemi circuitali sono distribuiti come hardware libero.

A mio avviso sarebbe molto utile introdurre l’uso di Arduino a scuola perché agevolerebbe l’apprendimento della programmazione e la realizzazione di piccoli sperimenti scientifici che faciliterebbero la comprensione dei programmi di fisica e chimica.

Ah, per la precisione, Arduino d‘Ivrea, da cui il kit prende il nome,  fu re d’Italia dal 1002 al 1014.

Alice Ronzoni, 4D