E’ ormai da tempo che avevo necessità di fare un sorta di riflessione su quello che sono e sono stati i miei 8 anni di insegnamento.
Non mi sono mai visto come un insegnante classico, anzi spesso mi vergogno quando dico agli altri cosa faccio….
Insegnante, insegnare…
Gli insegnanti ti riempiono la vita con compiti , interrogazioni, la colorano con i voti, colori non sempre vivi, spesso grigi, con questi voti a volte ti qualificano, ti condannano, come se la vita fosse fatta da numeri. …ritardi…giustificazioni….assenze….voti….burocrazia….
Insegno da 8 anni dicevo eppure se guardo indietro a quello che ho fatto, mi rendo conto di non essere stato un buon insegnante, almeno nel modo in cui i vorrebbero certi Dirigenti Scolastici, certi colleghi o genitori….
I miei alunni non li riempio di compiti, i miei voti non sono mai statici, anzi devo essere sincero? Non mi importa nulla dei voti…
Non do' compiti per le vacanze e se li do' sono riflessioni, meta riflessioni a cui ci devi arrivare senza cercare su Wikipedia! Per non parlare degli esperimenti…da inventare da zero e pazienza se si sbaglia…l’importante è essersi stupiti della Natura…
In questi giorni ho letto il bellissimo libro di Alessandro D’Avenia, Bianca IL Latte Rossa come il sangue.
Mi ci sono ritrovato nel protagonista Leo, mi ci ritrovo sempre nei libri che parlano di scuola e studenti, come mi successe per Due di Due di Andrea de Carlo, forse perché per me la scuola resta un sogno.
Un sogno fanciullesco, un luogo dove conquisti il mondo, un luogo dove crescere, scoprire te stesso, fatto di amici, amori, di corse in motorino e della prima sigaretta prima di entrare in classe. Un sogno dove scoprire nuovi mondi e pianeti, che si chiamano Newton, Caravaggio, Nietzsche, Alessandro Magno.
Un sogno dove riconosci i volti buoni, volti gentili come di un padre ed una madre, volti che ho ritrovato in alcuni miei insegnanti.
Se guardo indietro a questi miei 8 anni, vedo tanti progetti e anche tante critiche: cosa ci fai con l’olio ed il vino nei tuoi esperimenti, non sei mica Gesù? Insegnare attraverso un videogioco? Ma non è scuola! Guardare il mondo con gli occhi di un robot, quello stesso mondo che può essere raccontato alla mia alunna cieca Denise, o far camminare Crhistian che è fermo su una carrozzina, dandogli la visione di una realtà virtuale aumentata o un mondo di possibilità con due tasti di un Makey Makey…
Alessandro D’Avenia dicevo: nel suo libro si cita l’Orlando furioso e la storia di Astolfo, un cavaliere che va ra ecuperare il senno di Orlando, impazzito per amore….
E noi docenti cosa vorremmo recuperare? Cosa vorremmo riavere che è andato perduto sul lato nascosto della Luna?
Di certo non vorrei riavere i tanti progetti fatti e mai più ripresi, non vorrei riavere il tempo …perso per cercare di dare ai miei alunni delle possibilità …. non vorrei riavere le mille idee mai realizzate….non vorrei riavere i premi e le gratificazioni….e neppure i rimproveri e le critiche…
Vorrei riavere tutti i miei studenti, vicino a me, occhi negli occhi, come se fosse il primo giorno di scuola, ma un giorno che non è l’inizio di 200 giorni fatti di voti, verifiche , interrogazioni….un giorno senza paura, ma pieno di curiosità.
Ecco, credo che essere insegnanti non significhi fare mega progetti, non significhi neppure essere digitali, oppure essere innovativi…
Mi piace concludere questa breve riflessione parafrasando la frase dello stesso di libro di D’Avenia (mi perdonerà, ma i libri, come le poesie, non sono di chi li legge?):
Insegnare” è un verbo, non un sostantivo. Non è una cosa stabilita una volta per tutte, ma si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa, come i fiumi nascosti nel cuore della terra, che però non interrompono mai la loro corsa verso il mare. A volte lasciano la terra secca, ma sotto, nelle cavità oscure, scorrono, poi a volte risalgono e sgorgano, fecondando tutto”
D'Avenia parlava di amare.
Amare ed Insegnare...non è forse la stessa cosa?
Insegnare è un sogno dico io, anzi forse è una visione.
Ed il vostro sogno qual è?
Io ho un sogno per questo 2016 e lo guardo, guardo questa mia visione come se avessi gli occhi di un bambino, ma occhi furiosi ed anche lucidi, perchè dentro vi scorre un rosso vivo di sangue, che ti fa gridare forte e ti fa andare avanti, anche senza voti, interrogazioni, verifiche o nozioni!
Occhi nuovi che ti fanno guardare oltre le righe di 4 formule o di un testo noioso, occhi che ti svelano il colore tra le righe. Apparentemente vuote e ti fanno sognare le stelle!
Insegnare non è un sostantivo appunto! E non occorre vergognarsene …
Auguri di buon 2016 a tutti i miei colleghi!