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Come insegnare questa materia, come trasferire ai ragazzi i vantaggi del PENSIERO COMPUTAZIONALE ? Ne abbiamo parlato nel mio articolo precedente, sperando che le idee siano più chiare, ma voglio condividere quello che ho fatto sperando vivamente in un confronto con tutti voi sull'approccio con il coding e su come possa essere utile a rivoluzionare la didattica. 

"E mentre su New York calavano le prime ombre della sera…"

Così cominciava un vecchio fumetto che ha accompagnato la mia infanzia e così comincio io, anche perché a notte inoltrata sono qui al mio pc a terminare un discorso iniziato nell’articolo precedente 

nick carter

Tecnologia

SI PUO’ FARE!

Ecco la frase del dottor Victor von Frankenstein che mi ha sempre divertito da matti e che non avrei mai pensato potesse diventare, per me, una specie di mantra da seguire.

Quando ho cominciato ad insegnare, pieno di perplessità come tutti, non vedevo come trasferire la mia materia ai miei ragazzi senza che si annoiassero come succedeva a me alla loro età. Poi ci fu una illuminazione letta negli occhi attenti ed infuocati di alcuni di loro ed allora …

SI PUO’ FAREEEEEEEE!

Vi chiederete cosa. Tutto quello che trovate nelle lezioni e nei lavori descritti in questa sezione. Vi racconterò di come ho tolto gli assegni, le interrogazioni, i compiti in classe e le verifiche con i voti, ho liberato i ragazzi dall’ansia da prestazione e dall’assillo del voto, spalancando una strada che sono loro stessi a percorrere scoprendo di volta in volta gli argomenti di interesse.

È così che nasce la voglia di studiare videogame, robotica, di recuperare e ripetere esperimenti di fisica, di costruire apparati e macchinari generalmente visti sui libri e di imparare che solo provando, sperimentando e sbagliando mille volte si impara.

Spesso le lezioni nascono così, per caso.

Parlo molto con i ragazzi ed insieme stravolgiamo lo spazio della classe. La cattedra serve solo per appoggiare le cose che ingombrano e mi siedo in mezzo a loro in attesa di vedere i loro occhi che si accendono. Quello è il momento. È il momento di iniziare a correre e ad incamminarsi per una strada che ancora non è segnata, che saranno i ragazzi stessi a creare, formare e percorrere fino al raggiungimento della meta.

È successo proprio così quel giorno. Si parlava di elettromagnetismo dopo tante lezioni passate ad immergersi nei meccanismi di produzione dell’energia elettrica nei vari tipi di centrali. Serviva una scossa (passatemi la battutaccia) che restituisse allegria ed interesse dopo tempo passati tra argomenti che sembrano noiosi (l’ingegnere chimico che è in me non si rassegnerà mai a considerare noiosi argomenti affascinanti come le centrali elettriche).

Ho mostrato questo video in cui si parlava di CIMATICA, in cui, grazie proprio all’elettromagnetismo, si riesce a dare forma a liquidi e solidi granulari. L’effetto è bellissimo.

 

Abbiamo affrontato lo studio delle onde stazionarie parlando di Cimatica e vibrazioni della cassa di uno stereo.

Come funziona una cassa? Ve lo siete mai chiesti? Perché vibra così tanto?

 

cassa acustica

 

L’altoparlante è il dispositivo che converte il segnale elettrico in onde sonore. Il suono è generato da una serie di compressioni e decompressioni dell’aria. Esistono varie tipologie di altoparlanti ma qui vedremo come è fatto un magnetodinamico, che è in assoluto il sistema più diffuso.

Un magnete permanente genera un campo magnetico nel quale è immersa una bobina mobile, collegata al cono dell’altoparlante. Quando alla bobina viene applicato un segnale elettrico, il campo elettromagnetico che si genera la fa muovere permettendo al cono di comprimere e decomprimere l’aria circostante producendo un’onda sonora. Per una buona riuscita di un progetto di altoparlante, tutta la parte mobile deve essere molto leggera mentre quella fissa, cestello in primis, deve essere molto rigido.

Le onde che generano le vibrazioni sono per l’appunto ONDE STAZIONARIE.

red - Viene di seguito proposta una lezione simulata che è stata presentata da Lodovica Pedicini, nel concorso a cattedra per la classe di concorso A033.

microbit anteprimaNegli articoli precedenti (CODING: un approccio semiserio al pensiero computazionale prima parte e seconda parte) ho descritto tutto il percorso fatto con il coding e come sia possibile differenziare idee ed approcci ad una materia che ha ricadute comunque a lunga scadenza, una materia che mira, nell’idea generale, alla formazione di un pensiero computazionale che aiuti gli studenti nel problem solving quotidiano, nella capacità di approcciarsi alla realtà secondo un vero e proprio algoritmo sequenziale, con la stessa naturalezza con cui risolve problemi di matematica, con cui fa un tema o analizza un testo con le regole dell’analisi logica.

La verità è che, mentre al solito, oltre alla massiva partecipazione ad iniziative comunque meritorie come la Code Week e The Hour of Code, l’Italia viaggia a rilento restando alla finestra ad osservare, in altri paesi si fa largo la consapevolezza della necessità di introdurre materie come questa in tutti i gradi della scuola per facilitare la formazione del pensiero computazionale, lo dicevamo prima, ma per garantire a tutti i futuri cittadini la possibilità di affrontare lavori che, ad oggi, ancora non esistono (a rifletterci è successo così anche a noi ed abbiamo dovuto formarci per affrontare spesso situazioni impreviste ed imprevedibili durante il nostro corso di studi)

Non è un segreto ormai che da un po’ uso micro:bit, un microcontrollore nato in Inghilterra per rendere semplice l’introduzione del coding fin dalle scuole elementari (VEDI ARTICOLO Micro:bit giochiamo subito col coding), ma dalla potenza di calcolo sorprendente.

Invece che decantarne le lodi, tuttavia, abbiamo pensato, col mio amico Giovanni Basile, che a differenza mia è un informatico esperto, di provarlo creando un’attività didattica vera e propria.

Abbiamo pensato al codice binario ed alla codifica che mi ha impegnato lo scorso anno nelle classi prime della scuola secondaria di Primo grado Solimena-De Lorenzo, dove insegno tecnologia. In particolare lo scorso anno avevamo trasformato la codifica binaria in una attività di coding unplugged usando il gioco delle carte.

20160922 174357