Lo scenario apocalittico a cui tutto il mondo sta assistendo non può non arrecare sentimenti di sofferenza e disorientamento ma la forza che determina l’essere umano, in questo momento, rappresenta l’unica arma con la quale combattere il COVID-19.
La scuola e la sanità sono al centro di questo vortice e insieme stanno affrontando quanto più di inaspettato e inverosimile potesse accadere. “La scuola italiana sta dimostrando grande capacità di reazione”, questo, quanto più volte affermato dalla ministra Azzolina che ha ringraziato tutti i docenti che in questa fase della DAD si sono rimboccati le maniche e sono andati avanti nel percorso di apprendimento dei loro alunni.
La ministra, non dimenticando che fino a due anni fa era in classe, conosce molto bene quali possano essere le competenze e le potenzialità dei docenti e nonostante molte siano le critiche che riceve ogni giorno, ha usato nei loro confronti toni concilianti anche quando ha indicato quelli privi di competenze tecnologiche come una parte minoritaria. Sì è vero il modo di far didattica dei docenti è stato travolto da un vero tsunami, ma tantissimi non si sono persi d’animo sfruttando subito tutte le opportunità che la tecnologia mette a disposizioni ancor prima che fosse indicato di attuare la DAD.
Indubbiamente il caos ha inzialmente preso il sopravvento con docenti che hanno interpretato la DAD come mero caricamento di materiale didattico in piattaforma, ma ad essi si sono susseguiti tantissimi altri docenti che stanno impiegando intere giornate a produrre del materiale da sottoporre alla visione dei loro studenti, aggiungendo video o audio per rendere più fruibile e comprensibile la lezione.
Volendo usare una metafora potremmo dire che i docenti rappresentino “fortezza del castello”, fuori c’è il campo di battaglia, dove i protagonisti sono i medici, gli infermieri che in primis stanno combattendo contro il nemico, incessantemente, così come tutti coloro che sono chiamati ad essere parte attiva, affinché vengano rispettate le regole restrittive a cui tutti siamo sottoposti per impedire che il virus si diffonda ancor più. Sembra che la regola principale sia quella di essere cauti e pazientare e chissà poi perché proprio noi docenti, “ fortezza del castello” siamo ossessionati dal tempo, dal sapere come e quando si tornerà a scuola, in un momento in cui persino i diretti interessati a combattere sul campo, non sanno darci precise indicazioni, avendo il Covid-19, colto tutti di sorpresa e impreparati con l’epidemia che si è trasformata in pandemia.
Noi eroi, come ci ha definito la stessa ministra nella sua recente lettera, o super eroi come spesso amiamo definirci, abbiamo il dovere di non abbandonare mai i nostri ragazzi perché ora più che mai hanno bisogno di noi e non solo per la trasmissione del nostro sapere ma per dare anche un supporto psicologico a quanti hanno perso i loro cari, vittime del virus, o che sono disorientati e confusi in questa fase della loro vita nell'incertezza del domani.
Ma questo non è il tempo delle certezze, nemmeno gli epidemiologi più eruditi, potranno dirci quando finirà. Si possono fare previsioni, ipotesi ma non c’è certezza e volendo leggere in maniera positiva il non pronunciamento della ministra dinanzi a questioni specifiche o dettami da seguire su come si dovrà procedere nel caso non si rientrasse a scuola, è evidente che questo silenzio sia dettato da queste dinamiche.
E' molto probabile, infatti, che la ministra stia attendendo di conoscere l’evoluzione dell’epidemia o ricevere specifiche indicazioni da parte delle autorità sanitarie, visto che più volte ha ribadito che gli studenti rientreranno a scuola soltanto dopo che si avrà una visione chiara del quadro epidemiologico in Italia per permettere di rientrare in classe in piena sicurezza.
Forse le direttive sulle procedure valutative (sebbene la ministra abbia fatto spesso riferimento all’autonomia delle istituzioni scolastiche e a quanto venga stabilito dal collegio dei docenti), così come tutti i riferimenti operativi a seguito dei prossimi impegni quali esami della scuola secondaria di primo e secondo grado, se possono apparire come una mancata presa di coscienza, potrebbero essere molto più semplicemente, pacata cautela per dare successivamente delle indicazioni certe e concrete, rese plausibili dal bollettino epidemiologico.
Non facciamoci prendere da falsi stereotipi o solite dichiarazioni disfattiste dei tanti detrattori della ministra, siamo giunti in una fase della nostra vita in cui siamo tutti fermi e inermi di fronte all’inaspettato, ormai la corsa affannosa “sul da farsi” si è arrestata, ma prendiamo questo momento come una opportunità per ripartire con una nuova didattica e maggior slancio verso tutta la comunica educante: #AndràTuttoBene.
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