E' caos nel Governo dopo la svolta arrivata ieri in serata sul «pacchetto scuola» che doveva essere presentato oggi, martedì 3 marzo, in consiglio dei ministri in forma di Decreto Legge come annunciato soltanto 9 giorni fa. Il Premier Matteo Renzi ha, infatti, annunciato in serata che il Governo varerà solo un ddl - chiedendone l’approvazione in tempi certi - e non più anche l’annunciato decreto.
Dunque un disegno di legge e non un decreto sulla scuola come sempre affermato e messo nero su bianco anche nell'opuscolo sulla #BuonaScuola. Ufficialmente l'intenzione di Renzi, da sempre abituato ad agire senza il confronto parlamentare, sarebbe quella di lanciare un segnale di maggiore coinvolgimento alle Camere, dopo i richiami del presidente della Repubblica e della presidente della Camera sulla centralità del Parlamento nel processo legislativo. Gli addetti al lavoro e fonti del Miur vicine a PSN raccontano di una difficoltà crescente nel trovare la quadra sul decreto legge su cui si stava lavorando e la presa di coscienza di essere già oltre i tempi stretti necessari per poter mantenere le promesse fatte a suo tempo da Matteo Renzi. Di qui la scelta di presentare un disegno di legge, piuttosto che un decreto, con tutte le implicazioni sui tempi e la possibilità di smarcarsi dall'impegno solenne assunto e scaricare sulla discussione parlamentare e sulle altre forze politiche la responsabilità di una mancata attuazione.
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Voci non confermate tuttavia parlano di un possibile ravvedimento ipotizzando ancora la presentazione di un Decreto Legge molto meno corposo che assicurerebbe le assunzioni previste. Stamattina è previsto un incontro tra il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini (che non avrebbe nascosto lo sconcerto per la decisione di Renzi di bypassare il decreto legge), ed il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per definire i dettagli degli interventi dedicati alla scuola alla luce della decisione presa ieri sera dal premier di accantonare lo strumento del decreto legge a favore di un disegno di legge.
Resta da capire la sorte del ddl delega che contiene le misure “più di sistema” sul fronte Istruzione (se sopravviverà o se le disposizioni verranno anch'esse traghettate nel nuovo disegno di legge). Il passaggio da un decreto-legge a un disegno di legge potrebbe essere stato dettato dalla composizione del provvedimento d'urgenza che, almeno stando alle ultime bozze, contiene diverse norme non urgentissime (a partire dalla nascita dell'organico dell'autonomia prevista non subito, ma per l'anno scolastico 2016-2017).
E che potrebbe saltare il piano delle assunzioni con la presentazione di un disegno di legge è quasi certezza visto i tempi di approvazione di un tale iter parlamentare. I tempi medi di approvazione per un DDL (disegno di legge) di iniziativa governativa collegati alla manovra finanziaria (come nel caso della Buona Scuola legata alla legge di stabilità) sono di 107 giorni alla Camera e 45 giorni al Senato per provvedimenti di natura ordinaria come si può leggere nelle tabelle qui riportate. Quindi mediamente dall'assegnazione alla VII Commissione Istruzione fino alla sua completa approvazione potrebbero passare 152 giorni, 5 mesi, che farebbero slittare certamente i tempi con l'approvazione di tale disegno di legge in tempo utile solo a un rinvio in toto delle stabilizzazioni promesse al 2016/17.
Ma che i tempi fossero già troppo stretti, come più volte denunciato da PSN lo avevano forse capito anche gli estensori del decreto legge che stava per arrivare in consiglio dei ministri e che pare fosse stato scritto senza confrontarsi con le tempistiche obbligate del Miur.
Secondo infatti quanto prevedeva la bozza di decreto legge che doveva essere all'attenzione oggi dall'esecutivo, l'organico di diritto sarebbe dovuto essere già pronto per il 15 marzo. Perché dopo quella data bisognava mettere mano all'organico aggiuntivo, utile a dare attuazione al piano straordinario di assunzioni previsto dallo stesso decreto.
Ma il Miur ha già fissato con le note 723 e 724 del 25 febbraio i termini per gli adempimenti legati ad acquisizione dati alunni, sezioni, alunni portatori di handicap, posti; interrogazione dati alunni, sezioni, alunni portatori di handicap, organico di diritto e di sostegno, gestione discordanze tra Anagrafe Alunni e organico di diritto ben oltre la data fatidica del 15 marzo. Le funzioni per l'acquisizione dei dati sono già aperte dal 26 febbraio per l'infanzia la primaria e la secondaria di I grado. E dal giorno dopo per la secondaria di secondo grado. Ma le date ultime entro le quali terminare gli adempimenti stanno dentro il termine del 15 marzo solo per infanzia e primaria, per le quali sono state fissate entrambe al 7 marzo prossimo. Per la secondaria di I grado, invece, il termine ultimo è al 21 marzo. Mentre, per la secondaria di II grado, addirittura, al giorno 26 dello stesso mese. Oltre tutto, le date fanno riferimento agli adempimenti a carico delle scuole. Per gli organici definitivi, dunque, si andrà anche oltre. Perché a redigerli non sono le scuole, ma gli uffici scolastici. Che intervengono solo dopo che le scuole hanno terminato gli adempimenti di loro competenza. Basti pensare che l'anno scorso le aree, per gli uffici, sono state aperte solo dal 1° aprile.
Questo senza tenere conto della successiva fase dei trasferimenti legati alla mobilità annuale di cui necessariamente si sarebbe dovuto tener conto ancor di più se, come riferivano le ultime indiscrezioni, sarebbe saltato il blocco triennale per i docenti già immessi in ruolo. Quindi disegno di legge o decreto legge sarebbe cambiato ben poco nei ritardi estremi che sarebbero stati accumulati per la formulazione dell'organico aggiuntivo necessario per assicurare le assunzioni promesse che siano esse 90, 110, 130 o 150 mila. Alla luce di queste riflessioni la retromarcia del Governo sul Decreto Legge appare ancora più una disperata mossa per nascondere le difficoltà del tener in considerazione gli ingranaggi della mostruosa macchina della scuola.