Annunci soddisfatti dalle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l'accordo dopo diverse ore di incontro con i vertici del Miur. Ma, dopo gli esiti infausti dello scorso anno, è davvero un accordo positivo per i docenti che attendono la nuova procedura di mobilità per ricongiungersi ai propri familiari ? PSN ha analizzato il comunicato unitario diffuso dai sindacati e chiarisce cosa di concreto c'è da attendersi sui punti che trionfalmente annunciano l'accordo.
Nel comunicato possiamo leggere il seguente primo punto "tutti potranno presentare liberamente domanda di mobilità scegliendo tra scuola, ambito o provincia con il conseguente superamento del vincolo triennale" .
E' evidente che se si permetterà la mobilità su scuola piuttosto che su ambito serve necessariamente una deroga alla legge 107 che al comma 73 aveva previsto che dal 2016/17 la mobilità dei docenti può avvenire esclusivamente su ambito. E' pertanto necessario un passaggio in parlamento per emendare il comma succitato al fine di consentire domanda di trasferimento su scuola invece che su ambito.
Allo stesso modo se si toglie il vincolo triennale di permanenza su stessa provincia per i docenti immessi lo scorso anno è comunque necessaria una deroga al testo unico dlgs 297/97. Nel comunicato inoltre non si affronta in nessun modo la questione dei docenti immessi quest'anno entro settembre 2016, hanno ancora obbligo di mobilità, come è stato sempre per i neoimmessi, per assegnazione della sede definitiva o dovranno permanere nella sede ottenuta dopo l'immissione in ruolo con la chiamata diretta con incarico triennale ?
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Nel secondo punto del comunicato è invece scritto "saranno revisionate le tabelle dei punteggi per valorizzare l’esperienza e il servizio pre ruolo e in altro ruolo prestato nella scuola statale". Non è chiaro in che modo saranno cambiate le tabelle della mobilità ma se si cita l'esperienza quasi sicuramente ci si riferisce al punteggio attribuito per master, perfezionamenti e corsi di formazione. E' probabile che si metterà mano ai punteggi per i singoli corsi valutandone anche corsi attualmente esclusi come ad esempio certificazioni linguistiche ed informatiche. E' chiaro che questo aprirebbe un nuovo mercato dei titoli da conseguire prima della formulazione delle graduatorie di mobilità con grande gioia sia dei sindacati che ormai da anni si sono inseriti nel business della certificazione che degli enti di formazione che con lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento avevano visto perdere una buona fetta dei loro lauti incassi realizzati sulla pelle dei precari.
Riguardo invece alla valutazione del servizio preruolo, va detto che su questo punto è sicuramente una misura che va nella giusta equiparazione dei servizi senza differenze tra servizi prestati di ruolo e da precari come da anni prevede una direttiva europea.
Questa misura, tuttavia, metterà sullo stesso piano tutti i docenti azzerando di fatto il vantaggio concesso lo scorso anno ai docenti cosiddetti "immobilizzati" che avevano avuto oltre alla precedenza assoluta nella mobilità anche il vantaggio di un punteggio valutato 6 punti per ciascun anno di servizio di ruolo rispetto ai 3 punti per servizio da precario. Tuttavia ai vecchi assunti resta il bonus continuità maturato per i docenti che abbiano almeno tre anni di servizio continuo sulla stessa sede che garantisce due punti in più per anno e dopo 5 anni tre punti in più per anno. Bonus che non tutti gli immobilizzati hanno maturato essendo necessario essere stati immessi da almeno 3 anni e tenendo presente che se beneficiari di assegnazione provvisoria non si matura il punteggio di continuità.
Altro punto indicato nel comunicato unitario "il passaggio da titolarità di ambito a titolarità di scuola, fondato su principi di imparzialità e trasparenza, sarà regolamentato in un parallelo specifico percorso di contrattazione".
Questo passaggio sembra indicare indirettamente il superamento della chiamata diretta, ma è quantomeno vago il riferimento nel comunicato e soprattutto non si capisce come possa essere superata la chiamata diretta solo per alcuni docenti piuttosto che per altri e solo in base agli esiti della domanda di trasferimento. Anche in questo caso essendo la chiamata diretta prevista dalla legge 107 serve assolutamente un altro passaggio in parlamento per poterla derogare in quanto per espressa indicazione del comma 196 sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge.
Va detto inoltre che a differenza dei primi resoconti trapelati da alcune testate specialistiche nulla si dice sul reale numero di opzioni esprimibili circa le scuole, gli ambiti o le province indicabili in domanda. E' chiaro che non c'è stata convergenza su questo punto e quindi non è stato indicato nulla al riguardo nel comunicato unitario. Sarà tutto ancora da definire nella successiva contrattazione che dovrà necessariamente chiudersi entro il 15 gennaio 2017.
Infine ultimo punto "il 60% dei posti disponibili sarà assegnato alle nuove assunzioni, il 30% alla mobilità, il 10% alla mobilità professionale (da riequilibrare nei successivi contratti)." Su questo punto resta davvero oscura la ratio che abbia portato a indicare quale percentuale riservata alla mobilità la quota del 30%. Anche perchè si tratta di una percentuale molto più bassa del 50% di cui si raccontava nei primi resoconti non ufficiali e che avrebbero assicurato un maggior numero di ritorni dei docenti sparati in tutta la penisola dall'algoritmo impazzito dello scorso anno. Una percentuale tanto più basso se si considera che in alcune regioni del sud la quasi totalità dei docenti assunti in fase C su alcune cdc o ordini è stata trasferita forzosamente fuori regione come è successo ad esempio con i docenti di primaria comune o sul sostegno superiore.
Una percentuale così bassa inoltre assicurerebbe il ritorno solo dei docenti in possesso di certificazione per 104 lasciando gran parte dei docenti ancora fuori regione.
Va infine detto che non vi è alcun riferimento nel comunicato circa la trasformazione dei posti dall'organico di fatto ad organico di diritto sul sostegno promessi dal goverono Renzi prima del referendum e indicati in maniera trionfale dalla Giannini in circa 25.000 posti ma non quantificati nella legge di stabilità. Al riguardo il MEF quantificava tali posti ottenibili in circa 10 mila ma ad oggi non c'è stato alcun atto concreto circa la effettiva trasformazione di tali posti che potrebbero dare ossigeno per permettere concretamente ai docenti di sostegno di tornare nelle province di residenza.
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