Siamo alla vigilia di un’altra nottata in bianco per i docenti che hanno presentato domanda di trasferimento interprovinciale. Ancora una volta migliaia di famiglie si ritrovano in balia degli eventi, paralizzate in attesa che il MIUR rispetti le sue scadenze e decida del futuro di maestri e maestre della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.
I fatti: 18, 23, 26… non sono numeri da giocare al lotto, anche se in effetti da questi tre numeri dipende la sorte di buona parte della scuola italiana. L’ordinanza sulla mobilità, ad aprile, prevede il 18 luglio come data di uscita della mobilità interprovinciale per scuola dell’infanzia e scuola primaria. Data molto in là nel tempo rispetto alla routine annuale solita, ma giustificabile data la mole di lavoro che si presenta. Era aprile, sottolineiamo. Tuttavia visto che i docenti neoimmessi delle fasi B e C gae sono obbligati dalla legge 107 a fare domanda di mobilità interprovinciale su tutti gli ambiti nazionali, e visto che il numero dei docenti è ben noto al MIUR, il numero delle domande presentate non può e non deve essere una sorpresa. Si presuppone dunque che il sistema sia in grado di accogliere, elaborare e verificare tutte le domande.
Non è così’. Speravamo. Invece siamo alle solite. Un primo rinvio, al 23 luglio, un secondo rinvio, al 26 luglio.
E ora? Ora siamo al 26 luglio, tarda serata, sole tramontato, luna splendente.. e il Miur tace. Istanze On Line galleggia tra errori di sistema e messaggi che chiedono agli utenti di avere pazienza e riprovare più tardi.
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No. Ormai è tardi. Tardi. I docenti non meritano nemmeno un comunicato, non di scuse, no, ma con una nuova data. Niente. Tutto tace.
E in questo colpevole silenzio del Miur, un altro silenzio urla ancora più forte e lacera gli animi. Che fine hanno fatto le Organizzazioni Sindacali, dove sono i loro comunicati di protesta, le loro pressioni, le loro battaglie?? Non c'è un solo sito ufficiale di una qualsiasi delle mille organizzazioni sindacali che abbia pubblicato una vera denuncia di questo scempio che si fa delle vite dei docenti.
Tutto tace.
Anzi no. I social sono invasi da sms, post, commenti di singoli sindacalisti di buona volontà e di molta fantasia che nel silenzio dell’ufficialità si affannano a cercare di calmare gli animi.
No signori, non ci siamo. Qui non ci sono animi da calmare. Ci sono istituzioni da scuotere, da far tremare con comunicati ufficiali, con titoli a 10 colonne sui siti di rappresentanza, con battaglie che mettano da parte gli interessi singoli per ridare dignità alla nostra categoria.
Non ce ne facciamo niente delle pacche sulle spalle virtuali che i vostri intermediari locali distribuiscono a piene mani.
Se questo è quello che ci offrite… tenetevelo. Impareremo a farne a meno. E non sarà un sacrificio peggiore di quello che ci chiede ancora una volta lo Stato, regalandoci, con le sue inadempienze e i suoi silenzi, un’altra notte insonne che le pacche sulle spalle dei sindacati non sanno confortare.
La dignità ce la riprenderemo, da soli, ma uniti.
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