1) La riflessione di Giordano Bruno (1548-1600) costituisce il momento culminante dell'esaltazione umanistica dell'autoaffermazione intramondana dell'uomo – da Abbagnano-Fornero presentata, in maniera parziale e, perciò, fuorviante, come mero "amore per la vita", quasi suggerendo l'idea di una celebrazione romantico-esistenziale del piacere dei sensi – comportando, per la prima volta in più di mille anni, una serrata critica del cristianesimo, sia nella sua versione cattolica che in quella riformata, che determinò, assieme allo spirito spregiudicato ed anti-tradizionalista del filosofo, i suoi continui scontri con gli intellettuali della sua epoca, ed una vita tormentata ed errabonda che si concluse, drammaticamente, con il rogo – un esito ahimè inevitabile di cui Abbagnano e Fornero si dolgono molto meno che per il suo non "essersi riconciliato con il Crocefisso".
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2) Comunque sia, la concezione bruniana della religione, in effetti, fu piuttosto complessa: così, se per difendersi dalle accuse di eresia che lo colpirono periodicamente, il nostro filosofo provò a sostenere la dottrina della doppia verità, cioè della distinzione tra la verità della fede e quella filosofica, in realtà ritenne tutte le religioni positive un'impostura, incapaci di resistere ad una critica razionale e, al massimo, utili a controllare le masse popolari incapaci di elevarsi alla verità filosofica, che per il nostro autore fa tutt'uno con la religione autentica, "naturale".
3) Sono tesi sostenute nel 1584, nello Spaccio della bestia trionfante (l'opera che gli sarebbe costata la vita), dove sono condannati proprio i valori cristiani, individuati nella remissività, l'ignoranza, la debolezza, la rassegnazione e l'abbandono alla volontà di un Dio concepito come sostanzialmente estraneo all'agire umano: caratteristiche proprie non soltanto del cattolicesimo, ma anche e soprattutto del protestantesimo, la cui svalutazione delle opere umane è per Bruno assolutamente coerente con l'autentico messaggio di Cristo. Ora, è per l'appunto a partire dall'esaltazione di quelle, e dalla sua concezione della religione naturale, che va inteso il suo progetto di "restaurazione" di quella egizia, da lui concepita come "una sapienza originaria che, tramandata da Mosé, è stata svolta, accresciuta e chiarita da filosofi [tra i quali particolare apprezzamento è riservato ai presocratici], maghi, teologi del mondo orientale, del mondo classico e del mondo cristiano". Tale sapienza è caratterizzata dal culto della giustizia e valorizzazione dell'operosità, del lavoro e dell'ingegno dell'umanità, che determinano la sua differenza dagli animali e la possibilità di un miglioramento indefinito delle proprie condizioni dovuto ad uno sforzo consapevole: l'intento di Bruno, allora, non è sostituire la religione cristiana con un culto "pagano", quanto piuttosto instaurarne uno che, attraverso la conoscenza filosofica, realizzi l'autentico scopo della vita umana, cioè il dominio della natura (Gli eroici furori, 1585)...
Per la lezione completa in PDF: Giordano Bruno
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