Mentre in Italia infuria il dibattito sull'esame di Stato con petizioni di docenti, studenti e famiglie per evitare il colloquio orale in presenza e si critica la proposta della ministra Azzolina di riaprire a settembre la scuola attivando una didattica mista con metà classe in presenza e l'altra metà collegata on line a seguire le lezioni a distanza, in Spagna, dove le scuole pure resteranno chiuse fino a settembre, il ministero dell’Istruzione spagnolo e le regioni autonome stanno prendendo in serissima considerazione la possibilità di riprendere le attività con una didattica mista. Una misura che convince le autorità spagnole che per il nuovo anno scolastico stanno pensando di stabilire un massimo di 15 alunni per classe divisa tra studenti che vanno in aula e altri che seguono le lezioni online. Aule spagnole che, come quelle italiane, soffrono dell'affollamento delle cosiddette "classi pollaio" visto che attualmente in alcune regioni possono essere composte fino a 28 studenti, mentre nelle scuole superiori addirittura fino a 40 presenze contemporanee.
Una soluzione, quella spagnola, dettata sia dalla necessità di arrivare in breve tempo a misure concretamente attuabili visto che come spiega in un articolo il quotidiano spagnolo El País, "non ci saranno fondi per aumentare l’organico e ampliare gli spazi, quindi l’ipotesi più probabile è una didattica mista con le presenze in aula alternate tra mattina e pomeriggio o a giorni alterni, e il resto fatto da casa”.
Una soluzione che non sarebbe applicata però per le piccole comunità rurali, realtà presenti anche in Italia, specie nelle comunità montane, che contando pochi alunni continueranno a funzionare in maneira tradizionale, senza dover ricorrere alle lezioni online. La sfida per le autorità spagnole, sarà riuscire a organizzare la didattica nei centri urbani, avendo le autorità educative la consapevolezza che, a meno che non si arrivi a una svolta radicale nella lotta al virus, a settembre le misure di distanziamento sociale dovranno continuare ad essere rigidamente applicate.
“La differenza è che al contrario dell’inaspettata chiusura di marzo, ora ci sarà tempo per preparare le attività online e fornire a tutti gli alunni che ne avranno bisogno gli strumenti necessari per seguire le lezioni. Inoltre, la didattica mista permetterà un contatto regolare tra docenti e alunni”, dichiara un portavoce del ministero dell’Istruzione spagnolo. In contrapposizione a questa visione ottimistica, c’è chi sostiene che la mancanza di una routine di questi mesi potrebbe portare molti alunni ad allontanarsi dalla scuola, alimentando l’assenteismo e l’abbandono scolastico.
Una strada, quella della didattica mista, indicata anche dalla ministra Azzolina accolta, però, con poco entusiasmo e molta ironia con improbabili paragoni calcistici con la B-Zona di una commedia degli anni '80. Eppure la soluzione è stata fatta propria dalla Lega che ieri aveva presentato un emendamento proprio per l'attivazione della didattica mista, la stessa già proposta dalla Azzolina che ha anche precisato, in un successivo intervento, che l'attuazione sarebbe differenziata applicandola agli studenti più grandi e individuando invece spazi più ampi per gli alunni delle scuole primarie.
Un emendamento quello della Lega poi ritirato, forse per strategie politiche, che chiedeva testualmente "la definizione, dalla data d’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, di un sistema di didattica mista in presenza e a distanza con alternanza degli alunni, che preveda la partecipazione alle lezioni di ogni alunno un giorno in presenza e il giorno successivo a distanza, prevedendo la presenza in classe di un massimo di 10 alunni, adeguatamente distanziati e protetti con i necessari dispositivi individuali"
Una soluzione discussa e avversata dagli stessi docenti che, per gli esami di Stato, chiedono che il colloquio orale sia sostenuto a distanza e che non spiegano cosa propongono per la riapertura dele scuole a settembre in alternativa alla didattica mista.
Una soluzione che con il Piano Scuola appena approvato si avvia ad essere una concreta possibilità visto che è stato finanziato un investimento di 400 milioni e 430 mila euro, pari a circa il doppio rispetto ai 200 milioni precedentemente previsti, per attuare, dopo tanti anni, il progetto di portare la banda ultralarga in tutte le scuole sia quelle del primo e secondo ciclo. Un’accelerazione sulla digitalizzazione delle istituzioni scolastiche, dovuta all'emergenza Covid-19, con risorse risorse che saranno messe a disposizione in aggiunta a quelle delle regioni per coprire i costi infrastrutturali per portare la banda larga e dare connettività gratuita raggiungendo progressivamente il 100% degli edifici scolastici.
Lo stesso provvedimento approvato ha previsto un piano voucher per le famiglie che dovranno sostenere costi per la connettività e la dotazione di attrezzature informatiche per i propri figli, stabilendo un contributo fino a € 200 per pagare la connessione a internet e fino a €500 a chi deve anche comprare un dispositivo (tablet o Pc).