L'incontro del 1 ottobre 2019 tra le organizzazioni sindacali e il Ministro dell’Istruzione e Ricerca, ha delineato l’impegno già assunto lo scorso 24 aprile dal Premier Conte in merito alla stabilizzazione dei Precari. La trattativa del ministro Fioramonti, ha dato ampio spazio a quelle che sono le problematiche “hot” dei precari, in primis la stabilizzazione di tutti coloro che vivono la scuola e che rappresentano la forza portante alla stessa stregua dei docenti di ruolo ma che purtroppo non sono abilitati all’insegnamento. Il ministro , ha quindi previsto dei percorsi per il conseguimento dell’abilitazione, in alternativa al superamento di un concorso ordinario che oggi rappresenta, per la secondaria, l’unico canale attraverso il quale ci si abilita. Il decreto legge, che Fioramonti ha promesso di di presentare quanto prima al Consiglio dei Ministri, contiene tutte le misure affinchè molti docenti possano avere la possibilità di regolarizzare la loro posizione. Misure condivise ampiamente dalle organizzazioni sindacali che hanno dimostrato pieno consenso alla volontà e all’attenzione posta dinanzi alla condizione in cui gravano migliaia di lavoratori.
Ma non sono mancate a quest’accordo diverse critiche.
Fra queste quelle dell’USB (Unione Sindacale di Base) che lo ha definito “un accordo a perdere” in quanto si indirà un concorso riservato selettivo in ingresso ed uscita per un numero di posti ridicolo (24000) ed altrettante briciole (24000) per il concorso ordinario quando le nostre scuole hanno bisogno di almeno 200.000 “precari fissi” ogni anno. Continuando il sindacato afferma di come non ci sia alcun riferimento nell’accordo alla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, che da solo libererebbe più di 100.000 posti comuni e almeno 50.000 di sostegno, utilizzabili per le immissioni in ruolo dal 1 settembre 2020.
A proposito invece della selezione preselettiva che sarà caratterizzata da una prova scritta computer based, qualcuno l’ha definita come “quiz al pc e un po’ di lezioni: così funziona il concorso sanatoria per i precari storici”.
Altra critica, riguarda l’esclusione dei 2.200 precari che insegnano nelle scuole secondarie paritarie. Prevedere subito percorsi di abilitazione anche per i docenti che insegnano nelle scuole secondarie paritarie . A differenza di quanto previsto nell’analoga intesa dell’11 giugno scorso, il nuovo accordo fa riferimento ai docenti precari che hanno prestato servizio unicamente per tre anni nella scuola statale escludendo in questo modo i docenti ugualmente precari e con gli stessi titoli e servizi che insegnano nelle paritarie.
«È una esclusione particolarmente grave, dato che l’esigenza è stata esplicitamente posta più volte e non se ne comprendono le ragioni», attaccano in una nota congiunta i presidenti Virginia Kaladich della Fidae, Marco Masi di CdO, Pietro Mellano del Cnos, Marilisa Miotti del Ciofs e il delegato del Faes Giovanni Sanfilippo. A cui si aggiunge il Sinasca, sindacato dei dipendenti scuola cattolica, che in una lettera chiede un incontro al ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti per chiedere conto e soprattutto cercare soluzioni adeguate e tempestive. La legge 145/2018, infatti, aveva previsto nel 2019 un concorso ordinario pubblico con valore anche abilitante, che però il Miur non ha bandito ancora, «perché le organizzazioni sindacali vogliono che parta prima la procedura riservata ai precari», si spiega nella nota.
La legge sulla parità scolastica (62/2000) obbliga le paritarie ad utilizzare docenti abilitati e i giovani laureati che accedono alle paritarie senza abilitazione, vengono assunti con contratto determinato per cui gli stessi non potranno mai vedere trasformato il loro contratto a tempo indeterminato dal momento che non vengono avviati percorsi abilitanti a cui possono accedere e la stessa legge 62/2000 non permette l’assunzione a tempo indeterminato di insegnanti privi di abilitazione.
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