Al suo insediamento, il Ministro Fioramonti aveva fatto ben sperare per il futuro dei docenti italiani. Infatti, ebbe subito modo di dire che una classe di professionisti così importante, quali sono appunto i docenti, va tenuta in seria considerazione: lo stipendio va equiparato alla media di quelli europei. Ebbene, dopo tanto parlare, tanto dibattere, il Ministro fa una proposta che, se non fosse stata detta pubblicamente, sarebbe apparsa come una boutade estiva piuttosto che risultare una dura realtà. Per Fioramonti, lo stipendio dei docenti va aumentato solo dopo che il Governo avrà deciso di aumentare il prezzo dei biglietti aerei, delle bibite gassate e delle merendine. Sì, avete letto e sentito bene: lo stipendio di una categoria di lavoratori importanti, o meglio dei professionisti nelle cui mani affidiamo l’educazione e la formazione dei nostri figli, sarà aumentato solo se sarà ritoccato il prezzo delle merendine.
Prese così, ripetiamo, sembrano barzellette – non ce ne voglia il Ministro, proprio non ce la facciamo a trattenere la risata, di rabbia sia chiaro! –, ma sono idee reali, frutto della mente del Ministro Fioramonti e che hanno trovato anche l’appoggio del Premier Conte.
E allora cominciano a ragionare seriamente.
Il Governo sa che i lavoratori per i quali vuole aumentare lo stipendio solo dopo aver aumentato il prezzo delle merendine sono i docenti, cioè sono quelle donne e quegli uomini che hanno la responsabilità di formare le future generazioni? Il Governo sa che quei lavoratori sono quelli che preparano i nostri alunni e i nostri studenti a superare le tanto acclamate prove Invalsi? È così che il Governo vuole che i nostri alunni, nelle varie prove, raggiungano standard di qualità nella media dei Paesi OCSE? È così che il Governo vuole affrontare la questione della qualità dell’insegnamento? Aumentando le merendine? Con quale spirito un docente continuerà la propria professione sapendo che il suo stipendio viene legato all’aumento del prezzo delle merendine o delle bibite gassate? È mai possibile che un Governo non sappia trovare altra strada se non tassare prodotti di consumo popolare?
Non vogliamo stare qui a fare anche una lezione di economia, ma a volte ci vediamo costretti a fare il nostro lavoro anche fuori dal nostro lavoro.
Il Governo sappia che i docenti non accetteranno mai di legare il proprio stipendio all’aumento delle tasse. L’aumento del prezzo dei biglietti aerei porterà, purtroppo, ad un decremento dell’uso di questo mezzo di trasporto, a danno soprattutto di alcune zone d’Italia – vedi il Sud – che già paga per l’assenza di infrastrutture (pochi aeroporti); l’aumento del prezzo delle merendine o delle bibite gassate porterà inevitabilmente a un minor consumo che, di conseguenza, obbligherà le industrie produttrici ad un drastico taglio della manodopera.
Perché il Governo non aumenta il prezzo delle sigarette e di tutti i prodotti del settore tabacchi? Perché il Governo non tassa ulteriormente i proventi derivanti dalle macchinette mangiasoldi? La tassazione su questi due settori, oltre che fare cassa, produce effetti benefici sulle vittime di quei prodotti.
Il Governo forse non ha considerato che, se le proprie idee dovessero trovare approvazione, provocherebbero danni maggiori del beneficio. E non si venga a dire che l’aumento del prezzo delle merendine può essere anche un deterrente per i ragazzi a consumarne troppe perché così non è. Non si fa educazione alimentare o educazione alla salute aumentando i prezzi di alcuni prodotti per poi giustificare che quei soldi serviranno per aumentare lo stipendio; per fare seriamente educazione alimentare o alla salute il Governo deve innanzittuto stanziare i fondi per la formazione del personale della scuola e per l’attuazione di validi progetti, non ideologici.
Perché il Governo non intende seriamente affrontare la questione della dignità dei docenti e del ruolo sociale di questi professionisti investendo più soldi nell’istruzione? Secondo uno studio de Il Sole24Ore, il nostro Paese spende 67,4 miliardi di euro, pari al 4,1 per cento del Pil e all’8,1 per cento della spesa pubblica per l’educazione dei suoi cittadini. In Germania per esempio si spende il 4,5 per cento del Pil e il 10,3 per cnto della spesa pubblica nel settore dell’istruzione, in Francia il 5,5, e il 9,7, in Inghilterra il 5,7 e il 13,1, in Spagna il 4,2 e il 9,5; peggio di noi solo la Grecia. Come specifica Il Sole24Ore, “fatta cento la spesa per l’istruzione nel 2010 e confrontandola con il 2005 e il 2015, l’Italia è scesa da 103 del 2005 a 99 nel 2015, mentre sia la media Ocse che quella dell’Unione Europea a 22 sono sempre salite, sia pure di poco”.
Il Ministro Fioramonti e il Governo sappiano che i docenti non accetteranno l’elemosina che arriverà dall'aumento delle merendine: non vorremmo che un giorno in classe alcuni alunni non potranno più portare la merendina, non perché è aumentato il loro prezzo, ma perché il loro papà o la loro mamma, semmai dipendenti di una ditta di merendine, sono stati licenziati.
Il Ministro Fioramonti e il Governo sappiano che i docenti, nonostante non avranno l’aumento elemosina, continueranno a dedicare tempo, energia e idee ai loro alunni: i loro risultati e il loro affetto sono il riconoscimento più grande che i docenti desiderano, più di ogni altra cosa.
Ministro, stia sereno, tanto i docenti continueranno a fare il proprio lavoro con passione, perché un docente vale più dell’aumento del prezzo delle merendine!
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