Blue WhaleIn questi giorni non si parla d'altro che del fenomeno pericolosissimo che si sta diffondendo a macchia d'olio chiamato “blue whale”, (In Italia parliamo al momento di oltre 250 segnalazioni ed interventi), un rituale assurdo che porterebbe i nostri ragazzi, dopo 50 prove estreme alla morte. Per chi ancora non lo sapesse questo folle “gioco” nasce online, dalla lontana Russia per poi propagarsi in America Latina e in Europa, dura 50 giorni e prevede una serie di prove da superare che vengono assegnate da una sorta di “tutor”.

Le prove da “superare”:

 

1- Incidetevi sulla mano con il rasoio "f57" e inviate una foto al curatore

2 - Alzatevi alle 4.20 del mattino e guardate video psichedelici e dell'orrore che il curatore vi invia direttamente

3 - Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli, poi inviate la foto al curatore

4 - Disegnate una balena su un pezzo di carta e inviate una foto al curatore

5 - Se siete pronti a "diventare una balena" incidetevi "yes" su una gamba. Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi

6 - Sfida misteriosa

7 - Incidetevi sulla mano con il rasoio "f57" e inviate una foto al curatore

8 - Scrivete "#i_am_whale" nel vostro status di VKontakte (VKontakte è il Facebook russo, ndr)

9 - Dovete superare la vostra paura

10 - Dovete svegliarvi alle 4.20 del mattino e andare sul tetto di un palazzo altissimo

11 - Incidetevi con il rasoio una balena sulla mano e inviate la foto al curatore

12 - Guardate video psichedelici e dell'orrore tutto il giorno

13 - Ascoltate la musica che vi inviano i curatori

14 - Tagliatevi il labbro

15 - Passate un ago sulla vostra mano più volte

16 - Procuratevi del dolore, fatevi del male

17 - Andate sul tetto del palazzo più alto e state sul cornicione per un po' di tempo

18 - Andate su un ponte e state sul bordo

19 - Salite su una gru o almeno cercate di farlo

20 - Il curatore controlla se siete affidabili

21 - Abbiate una conversazione "con una balena" (con un altro giocatore come voi o con un curatore) su Skype

22 - Andate su un tetto e sedetevi sul bordo con le gambe a pensoloni

23 - Un'altra sfida misteriosa

24 - Compito segreto

25 - Abbiate un incontro con una "balena"

26 - Il curatore vi dirà la data della vostra morte e voi dovrete accettarla

27 - Alzatevi alle 4.20 del mattino e andate a visitare i binari di una stazione ferroviaria

28 - non parlate con nessuno per tutto il giorno

29 - Fate un vocale dove dite che siete una balena

dalla 30 alla 49 - Ogni giorno svegliatevi alle 4. 20 del mattino, guardate i video horror, ascoltate la musica che il curatore vi mandi, fatevi un taglio sul corpo al giorno, parlate a "una balena"

50 - Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita.

 

Interventi:

Al riguardo è intervenuta la ministra Valeria Fedeli con una lettera indirizzata al direttore de “l'Avvienire”, nel quale vengono anche spiegati gli interventi previsti dal Ministero:

 

Caro direttore,

si è parlato diffusamente in questi giorni di Blue Whale, un presunto rituale assurdo veicolato dal web che porterebbe giovani deboli e in difficoltà, attraverso una serie di prove estreme, al suicidio. Questo stesso giornale se ne è occupato, con attenzione e con prudenza, riportando le notizie di adolescenti, anche italiani, che sarebbero rimasti coinvolti in questo “gioco mortale”, scavando e andando alla radice del disagio.

Che sia un fenomeno realmente esistente o che sia invece una falsa notizia rimpallata in Rete provocando effetti emulativi, Blue Whale pone una questione che non può essere taciuta o messa da parte. L’adolescenza è l’età delle speranze, delle opportunità, della fiducia nel futuro, del divenire. È un’età ricca. E per questo anche disorientante. Genera smarrimento e preoccupazione, soprattutto se le giovani e i giovani che muovono i loro passi in questa fase della vita non trovano punti di riferimento utili a guidarli nel loro cammino di esplorazione di sé e del mondo. Ieri la Società italiana di pediatria ha diffuso dei dati riguardanti un’indagine su circa 10.000 ragazze e ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni: otto giovani su dieci sperimentano un disagio, il 15% di loro è arrivato a infliggersi intenzionalmente lesioni per trovare sollievo. Quando vivono una situazione di difficoltà punto fermo sono gli amici, dai quali il 70% di loro riceve aiuto: il mondo adulto è avvertito come distante, non in grado di comprendere il disagio emotivo. Come comunità educante abbiamo una duplice responsabilità: ricostruire e rinsaldare un’alleanza educativa tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso di crescita delle giovani e dei giovani (famiglie, comunità scolastica, associazioni, pedagogisti, psicologi, pediatri, assistenti sociali, educatori) e promuovere il protagonismo delle ragazze e dei ragazzi, che sono soggetti attivi di questa alleanza e devono essi stessi avere la possibilità di indagare il loro disagio, dargli voce e trovare risposte adeguate.

È per questo motivo che ho voluto con forza e convinzione istituire al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, un Gruppo di lavoro sull’adolescenza, coordinato dalla Consigliera Anna Serafini.

Obiettivo è spingere alla riflessione sulla qualità educativa, partendo da un’analisi dei contesti formativi, dei cambiamenti della società contemporanea e della loro incidenza rispetto alle sfide che ci troviamo a fronteggiare. Da quando abbiamo cominciato, a inizio maggio, ci siamo confrontati con più di 50 interlocutori – famiglie, associazioni, mondo della scuola, professionisti ed esperti – con particolare attenzione alle studentesse e agli studenti, coinvolti nella discussione non quali oggetto di “ricerca”, ma quale parte attiva e dialogante nella definizione di politiche sull’adolescenza. Realizzeremo, su impulso di tutti i soggetti, hackathon tematici, maratone di idee in cui tutte e tutti potranno confrontarsi in maniera franca e costruttiva. Puntiamo a realizzare un “libro bianco” sull’adolescenza, che tenga insieme analisi e proposte di intervento, a fornire risposte di lungo termine ai bisogni e alle esigenze delle giovani e dei giovani, grazie anche all’istituzione di un tavolo permanente, a rinsaldare il rapporto nella comunità educante che si trova ad affrontare questioni sempre più complesse e inedite.

Nella stessa direzione va la Cabina di regia sulla dispersione scolastica, istituita al Miur, alla quale collaborano oltre alla consigliera Serafini anche altri due esperti, Marco Rossi Doria e Enrico Giovannini: combattere la povertà educativa è la base per combattere le altre povertà. Vuol dire intercettare i segnali di disagio e disinnescarli per tempo, promuovendo forme di cittadinanza attiva, garantendo pari opportunità a tutte le studentesse e a tutti gli studenti. Vuol dire renderli avvertiti di fronte a fenomeni di violenza, dentro e fuori la Rete: bullismo, cyberbullismo, fake news (bufale), hatespeech (parole ostili) sono distorsioni, alle volte sottili, che le nuove generazioni devono saper riconoscere. La scuola fa e continuerà a fare la propria parte per accompagnare ragazze e ragazzi in quella fase ricca e fragile, intensa e delicata dell’adolescenza, durante la quale in gioco c’è un’identità in formazione, e in cui massimo è il timore di vedere i propri sogni rimanere tali, mentre la realtà prende un’altra direzione.

La scuola, insieme alle famiglie, ai pedagogisti, alle associazioni sociali, a tutti quei soggetti laici e religiosi che hanno a cuore il bene delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, può e deve intercettare il disagio e tramutarlo in occasione di crescita sana. Insieme, mettendo da parte paure e unendo le nostre energie positive, possiamo farcela.

 

La Polizia Postale ha inoltre prontamente diffuso sul proprio sito il comunicato (di seguito riportato) che sta circolando anche sui principali social network ( su FB: Commissariato di PS Online – Italia e una vita da social):

 

Il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sta coordinando gli interventi attivati a seguito delle numerose segnalazioni pervenute ed in trattazione degli Uffici territoriali della Polizia Postale al fine di individuare la presenza di eventuali soggetti che si dedicano ad indurre minorenni ad atti di autolesionismo ed al suicidio attraverso l’uso di canali social e app ovvero di intercettare fenomeni di emulazione nei quali pericolosamente possono incorrere i più giovani in Rete in preda alle mode del momento o guidati da un’improvvida fragilità magari condivisa con un gruppo di coetanei. Stiamo parlando del blue whale challenge,(che tradotto letteralmente è balena blu che idealmente si rifà al comportamento tipico delle balenottere azzurre che, ad un certo punto della loro vita, senza apparente motivo, si spiaggiano e muoiono),definito gioco ma sarebbe più corretto definirlo pratica inquietante o rito in cui attraverso una serie di regole/prove porta un giovane al suicidio. Partito dai social russi con un presunto numero di vittime si è propagato in altri paesi tra i quali il nostro. A questo incubo travestito da sogno si accede attraverso determinati forum o gruppi social e scrivendo un messaggio con un'hashtag che preferiamo non pubblicare. Questo sarebbe l"input per cui un “tutor” avvia un contatto con l'adolescente, minacciando di rivelare pubblicamente informazioni personali di cui è a conoscenza. Tenuto conto che molte informazioni presenti in rete sul fenomeno sono da verificare e che questa non è la prima ne l'ultima minaccia per i nostri ragazzi rimane sempre fondamentale la comunicazione genitori figli. Parliamo di quel canale che mai si dovrebbe interrompere per non permettere agli adolescenti di vivere una vita parallela online in balia degli eventi senza l'ausilio dell'adulto di riferimento.

 

 

CONSIGLI PRATICI PER I GENITORI:

Il Blue Whale è una pratica che può suggestionare i ragazzi ed indurli progressivamente a compiere atti di autolesionismo, azioni pericolose (sporgersi da palazzi, cornicioni, finestre etc) sino ad arrivare al suicidio. Questa suggestione può essere operata dalla volontà di un adulto che aggancia via web e induce la vittima alla progressione nelle 50 tappe della pratica oppure da gruppi whatsapp o sui social nei quali i ragazzi si confrontano sulle varie tappe, si fomentano reciprocamente, si incitano a progredire nelle azioni pericolose previste dalla pratica, mantenendo gli adulti significativi ostinatamente all’oscuro;
Aumentate il dialogo sui temi della sicurezza in rete: parlate con i ragazzi di quello che i media dicono e cercate di far esprimere loro un’opinione su questo fenomeno;
Prestate attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno veglia: alcuni passi prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4,20 del mattino per vedere video horror, ascoltare musica triste.
• Se avete il sospetto che vostro figlio frequenti spazi web sulla Balena Blu-Blue Whale parlatene senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire: può capitare che quello che agli adulti sembra “roba da ragazzi” per i ragazzi sia determinante;
• Se vostro figlio/a vi racconta che c’è un compagno/a che partecipa alla sfida Balena Blue-Blue-Whale, non esitate a comunicarlo ai genitori del ragazzo se avete un rapporto confidenziale, o alla scuola se non conoscete la famiglia; se non siete in grado di identificare con certezza il ragazzo/a in pericolo recatevi presso un ufficio di Polizia o segnalate i fatti a 
www.commissariatodips.it;

 

AI RAGAZZI:

Nessuna sfida con uno sconosciuto può mettere in discussione il valore della tua vita: segnala chi cerca di indurti a farti del male, a compiere autolesionismo, ad uccidere animali, a rinunciare alla vita su www.commissariatodips.it;

Ricorda che anche se ti sei lasciato convincere a compiere alcuni passi della pratica Blue Whale non sei obbligato a proseguire: parlane con qualcuno, chiedi aiuto, chi ti chiede ulteriori prove cerca solo di dimostrare che ha potere su di te;
Se conosci un coetaneo che dice di essere una balena Blu-blue whale parlane con un adulto: potrebbe essere vittima di una manipolazione psicologica e il tuo aiuto potrebbe farlo uscire dalla solitudine e dalla sofferenza;
• Se qualcuno ti ha detto di essere un “curatore” per la sfida Blue Whales-Balena Blu sappi che potrebbe averlo proposto ad altri bambini e ragazzi: parlane con qualcuno di cui ti fidi e segnala subito chi cerca di manipolare e indurre dolore e sofferenza ai più piccoli a
www.commissariatodips.it;
• Se sei stato aggiunto a gruppi whatsapp, Facebook, Istagram, Twitter o altri social che parlano delle azioni della Balena Blu-Blue Whale parlane con i tuoi genitori o segnalalo subito su
www.commissariatodips.it.