Dopo i comunicati dei giorni scorsi, i sindacati chiedono una nuova convocazione, alla notizia di una possibile fiducia al provvedimento di riforma della #BuonaScuola.
Signor Presidente,
l’iter parlamentare del DDL Buona Scuola è caratterizzato da incertezze e criticità rispetto all’obiettivo più volte dichiarato dal Governo. L’impegno, assunto dal Governo il 12 maggio scorso, di avviare un confronto costruttivo con le rappresentanze sindacali per modificare i punti critici del testo di legge, ad oggi, non ha trovato riscontro. Le chiediamo, quindi, alla vigilia della ripresa della discussione parlamentare, una convocazione in tempi rapidissimi e l’apertura di un confronto vero con le OO.SS. Confidando nella Sua attenzione, porgiamo distinti saluti
Riepilogo dei comunicati
Comunicato segretario generale Cisl Scuola Francesco Scrima
Tre giorni fa l’annuncio nientemeno che di una “conferenza nazionale sulla scuola”, oggi il "contrordine compagni": sulla legge di riforma il Premier dice di voler “tirare dritto”, portandola ad approvazione in tempi così rapidi da risultare incompatibili con quelli di una consultazione vera. Se poi la conferenza, come riportato sulla stampa, fosse pensata come occasione per spiegarci quello che nel frattempo il governo avrà deciso, non avrebbe per noi alcun interesse né utilità.
Le aperture al confronto, sia pur condite col solito grazioso ricatto sulle 100.000 assunzioni usate per estorcere il consenso su scelte sbagliate, cederebbero dunque il passo a quel decisionismo arrogante con cui si è costruita pezzo dopo pezzo una riforma che l’intero mondo della scuola chiede da tempo di cambiare profondamente.
Un comportamento, quello del Premier, che se fosse confermato suonerebbe come grave mancanza di rispetto alla scuola e all’intero Paese, quello che avrebbe dovuto partecipare a costruire la “#BuonaScuola” e che invece ha più volte mostrato di non condividere la legge che il Governo vorrebbe imporgli.
E’ ormai una sequenza infinita quella delle promesse non mantenute, delle parole dette e rimangiate, e se questo avviene da parte di chi ci governa non è un bel contributo alla crescita di fiducia nelle Istituzioni, fortemente legata alla credibilità di chi le rappresenta. In un momento come quello che l’Italia sta vivendo, servirebbero esempi e messaggi di ben altro segno.
Tornando al merito delle questioni che riguardano la legge di riforma, il Governo e il Parlamento hanno ormai abbondante documentazione delle numerose obiezioni, puntuali e argomentate, che da mesi sono rivolte nei confronti del disegno di legge dalla stragrande maggioranza di chi vive o si occupa di scuola.
L’opportunità di aprirsi a un ascolto di queste ragioni e di modificare ciò che nel testo non va, tante volte negata, può essere ancora colta, lasciarla cadere significherebbe allargare in modo forse incolmabile il solco che si è creato fra il mondo della scuola e una politica che continua a remargli contro.
Non si cerchi di scaricare su altri responsabilità che toccherebbero per intero al Governo se a settembre la scuola ripartisse senza le risorse che le sono state promesse e con un carico ancora maggiore di disagi e tensioni.
Comunicato Gilda degli Insegnanti
"Quale credibilità può avere un governo che cade continuamente in contraddizione? Prima sicuro nell´affermare che sulla riforma della scuola non avrebbe posto la fiducia e adesso, invece, pronto a metterla su un maxiemendamento a Palazzo Madama. Scegliere la strada del voto di fiducia sarebbe un atto di inaudita violenza istituzionale, perché priverebbe il Senato del diritto di emendare il disegno di legge".
Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l´esito del vertice straordinario avvenuto questa mattina a Palazzo Chigi tra Renzi e un gruppo di parlamentari del Pd.
Di Meglio definisce inammissibile la prepotenza con cui il governo sta agendo: "La scuola non è proprietà di un partito politico, o peggio ancora della maggioranza di un partito, ma appartiene a tutti. Porre il voto di fiducia in Senato sarebbe un colpo di mano molto grave e perciò - conclude il coordinatore della Gilda - rivolgiamo un appello al presidente della Repubblica affinché intervenga per impedirlo".
Comunicato del segretario generale di Domenico Pantaleo FLCCGIL
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi cambia ancora una volta le carte in tavola sul disegno di legge sulla scuola.
Aveva sostenuto che voleva ascoltare tutti prima di valutare come procedere con il disegno di legge sulla brutta scuola mentre adesso intende mettere la fiducia, nonostante sia stato dimostrato che le assunzioni si possono fare a prescindere dai pessimi contenuti del provvedimento. In realtà le tante lobby che vogliono impadronirsi della scuola pubblica premono per fare approvare una legge impresentabile e incostituzionale utilizzando l’arma dei precari.
Le stabilizzazioni sono una necessità per migliorare la qualità del sistema di istruzione e non una gentile concessione del Governo Renzi.
Il vero rischio per l’inizio del nuovo anno scolastico non è la non approvazione di quel disegno di legge ma l’esatto contrario e stiano sereni che non consentiremo di trasformare le scuole in aziende. Dignità e libertà non sono in vendita e per questa ragione non molleremo.
Il mondo della scuola è con noi e ci chiede nei prossimi giorni e fin dall’inizio del nuovo anno scolastico di andare avanti con le mobilitazioni. Il Governo e il Parlamento decidano se vogliono continuare a sfidare chi nella scuola vive e lavora o aprire un reale confronto per arrivare a scelte condivise.
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