Arriva l'ok dalle Commissioni VII e XII della Camera dei Deputati e la Commissione VII del Senato sullo schema del decreto attuativo della Legge 107, atto 378, in materia di processi scolastici inclusivi degli studenti con disabilità (in allegato).
Ma come comunica la Flc Cgil scuola, sia nei pareri sia nel decreto, l’assunto iniziale sulla definizione e sul valore dell'inclusione scolastica, viene smentito dall'inconsistenza delle modifiche proposte che non tengono conto dell’opposizione al decreto di un ampio fronte della società civile; la FLC CGIL da subito ha ritenuto il testo lesivo della legislazione che in 40 anni ha garantito l’inclusione nella scuola italiana, unica al mondo per il modello didattico-educativo che ne discende, presentando durante le audizioni alcune osservazioni (in allegato).
Come dichiara il sindacato, nei pareri rilasciati dalle commissioni non c’è traccia delle richieste avanzate, in quanto di interviene su aspetti collaterali del decreto, ma non modificano l’impianto di fondo che non è risolutivo dei complessivi problemi dell’inclusione. E' inaccettabile che l’unico stanziamento di risorse pubbliche rimanga destinato alle scuole paritarie che accolgono gli studenti con disabilità.
Alcuni nodi evidenziati dalla Flc Cgil:
-
Le commissioni per il Progetto di vita, a carico degli Enti locali, il Progetto educativo individualizzato (PEI), di competenza delle scuole, continuano a non avere un luogo di incontro e questo non aiuta certo a garantire gli interventi necessari a un percorso di inclusione scolastica di qualità. La frase che leggiamo nei pareri, “Le prestazioni di cui al Progetto individuale sono definite anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche” ha in quell’“anche” una scontata verità.
-
Grave è la mancata definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) per le azioni dello Stato e degli Enti locali a garanzia dei diritti costituzionali delle studentesse e degli studenti con disabilità, per i quali l’assegnazione di assistenti ed educatori e il trasporto potranno essere garantiti solo se compatibili con i vincoli di bilancio degli Enti locali, con grave compromissione del diritto allo studio e a un’istruzione di qualità.
-
Rispetto all’assegnazione del personale ATA alle scuole con alunni e studenti con disabilità, è positivo che il parere espresso dalla Camera aggiunga, al testo dell’art. 3 del decreto, il riferimento al rispetto del genere dei bambini, degli alunni e degli studenti. Tale apprezzabile attenzione viene però subordinata alle risorse disponibili e assegnate, con il rischio di vanificarne la portata, anche tenendo conto del divieto di sostituzione dei collaboratori scolastici nei primi sette giorni di assenza, previsto dalla Legge di Stabilità 2015 e del taglio dei posti di organico. Nei pareri si tenta di ridimensionare l’eccesso di mansione assegnato dal Decreto al personale ATA collaboratore scolastico con un riferimento al profilo professionale, ma sempre mantenendo l’idea che alcuni compiti possano gravare su di loro
-
L'aver riportato a 20 il numero massimo di alunni per classe, in presenza di un alunno con grave disabilità, è un fatto in sé positivo, anche se l’aggiunta dell’espressione “di norma” ne rende molto difficile l’applicazione, subordinandola, anche qui, alla dotazione organica assegnata che sappiamo essere sempre al di sotto delle esigenze espresse dalle scuole.
Entrambi i pareri delle Commissioni di Camera e Senato prevedono l’introduzione di due gruppi di lavoro, oltre al Gruppo per l’Inclusione territoriale (GIT) previsto dalla delega:
-
il Gruppo di lavoro interistituzionale regionale (GLIR), con compiti di consulenza e supporto ai GIT e alle reti di scuole;
-
il Gruppo di Lavoro per l’inclusione (GLI) con compiti di supporto al Collegio dei docenti nella definizione del Piano per l’Inclusione. Quest'ultimo può avvalersi della presenza del personale Ata.
L'aver ripristinato la facoltà di proposta da parte delle Scuole dell'organico di sostengo non è sufficiente, visto che la composizione del GIT rimane quella da noi fortemente contestata, cioè più orientata a una visione burocratica che a una visione pedagogico-didattica, nell’intento di tagliare l’organico di sostegno e annullare gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale del 2010, sul diritto alla prestazione in deroga delle ore di sostegno didattico.
È inaccettabile, infine, che l’intervento sulla continuità didattica si limiti a una presunta riduzione dei 10 anni di permanenza nel ruolo del sostegno e non si annulli la decisione di assegnare dall’organico dell’autonomia ore di sostegno ai docenti di posto comune. Non c’è alcuna volontà di stabilizzare il numeroso organico di fatto, unico imputato della mancanza di continuità didattica. Va contrastata ogni forma di precariato sul sostegno, perché è questo che pregiudica il diritto alla continuità didattica e incide negativamente sulla valorizzazione dell’esperienza professionale dei docenti.
Per la Flc Cgil è necessario rileggere il testo con le parti sociali prima della deliberazione definitiva del Consiglio dei Ministri: il nostro impegno affiancherà alle proposte momenti di mobilitazione a contrasto dell’attuale impostazione del Decreto atto 378 sull’inclusione che nonostante i pareri si configura ancora come inemendabile - concludono nella nota.