1) Democrito (460-370 a.C.) fu l'esponente più noto della scuola fondata da Leucippo di Mileto, i cui autori non sono facilmente distinguibili e la cui importanza sta nell'aver costituito una grande alternativa a quella platonico-aristotelica, che se non produsse influenze immediate almeno mise fine all'apparente vanogioco della confutazione reciproca tra esponenti dello stesso filone di ricerca, mettendo a punto un filone di ricerca che sarebbe stato ripreso agli albori della rivoluzione scientifica, prima in maniera non dichiarata e poi, agli inizi dell'800, esplicitamente, dal fisico e chimico John Dalton, venendo infine abbandonata solo un secolo dopo, in seguito alla scoperta del fenomeno della radioattività, che dimostrava che ciò che, riprendendo l'antica lezione, era stato denominato "atomo" era in realtà un entità composita e di natura non semplicemente "materiale".
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2) Comunque sia, a partire da Empedocle si era palesata l'importanza di una teoria della conoscenza, il cui essersi fatta più complessa con la riflessione di Anassagora, tuttavia, comportava ancora un riferimento all'esperienza troppo poco memore dell'affermazione eraclitea secondo cui "sapere molte cose non insegna ad avere intelligenza". Le cose cambiano appunto con gli atomisti, per i quali l'esperienza, precisata come esperienza sensibile, non fa altro che fornire alla ragione dei dati che avranno una spiegazione non intuitiva.
3) Di qui, così, il tentativo di spiegare l'esperienza comune della scomponibilità delle cose – che, nei fisici pluralisti precedenti, diventa quella del mondo nei suoi costituenti fondamentali, che però ne risultano una mera duplicazione – a partire dall'esistenza del vuoto, cioè di uno spazio infinito in cui gli elementi che compongono un corpo possono muoversi distanziandosi reciprocamente; proprio la cui esistenza, a ben vedere, inoltre, rende concepibile il concetto di "parte" di un corpo, che ne implica appunto la separabilità...
Per la lezione completa in PDF: Democrito e l'atomismo
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