L’epidemia di Coronavirus (virus così definito per la caratteristica forma a coroncina) sta preoccupando sempre di più non soltanto la Cina ma anche la sanità mondiale.
L’allarme è partito nell’ultimo giorno del 2019 quando le autorità sanitarie cinesi hanno reso nota la presenza di un focolaio di sindrome febbrile, associata a polmonite di origine sconosciuta, tra gli abitanti di Wuhan, città di circa 11 milioni di abitanti situata nella Cina centro meridionale. Il punto di partenza è stato identificato nel mercato del pesce e di altri animai vivi selvatici al centro della città.
I sintomi quali febbre, tosse, raffreddore, mal di gola e affaticamento polmonare sono simili a quelli di una semplice influenza ed è per tale ragione che, in un periodo dell’anno come questo in cui le sindromi influenzali sono numerose, l’allarmismo è dilagato.
Inoltre a preoccupare è il numero crescente di decessi: ad oggi sono confermati 305 casi e non sappiamo se il dato rimarrà invariato nelle prossime ore. Per questo è stato dichiarato lo stato di emergenza internazionale e ogni nazione ha emanato diversi provvedimenti più o meno restrittivi.
Per quanto concerne l’Italia, il 31 gennaio Palazzo Chigi ha decretato lo stato di emergenza sanitaria per sei mesi. Con il provvedimento il governo, esercitando dei «poteri sostitutivi» degli enti locali, garantisce interventi immediati a favore della popolazione e del territorio con mezzi e poteri straordinari: sono già stati stanziati 5 milioni di euro. È la prima volta che l’Italia decreta lo stato d’emergenza in conseguenza di un rischio sanitario legato alla diffusione di un virus.
Casi in Italia:
La preoccupazione degli italiani è cresciuta quando nella giornata di sabato tutti i telegiornali hanno dato la notizia di due casi di contagio anche nel nostro Paese: si tratta di una coppia di turisti cinesi di 67 e 66 anni che, atterrati a Milano il 23 gennaio, non si sono fermati in città ma sarebbero andati subito a Verona, poi a Parma e infine a Roma. Ora sono ricoverati all’Istituto per le malattie infettive Spallanzani, mentre la loro stanza all’hotel è stata sigillata.
Sono state messe in campo subito misure cautelari in vari settori: ospedali, aeroporti, traffico navale….
Ma la scuola ?
Ricordiamo che i Coronavirus, come precisato dall’OMS, passano all’uomo con un contatto diretto ad esempio attraverso la saliva che finisce nelle mucose di un altro soggetto. Possiamo, pertanto, ritenerci al sicuro all’interno della comunità scolastica? L’associazione nazionale presidi tempestivamente ha chiesto chiarimenti sul da farsi. Il presidente Antonello Giannelli ha infatti inviato una lettera alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina "chiedendole di fornire indicazioni su come le scuole debbano fronteggiare il rischio di contagio" spiegando che "ci sono alcuni casi di alunni/studenti che si sono recati in Cina di recente e questo sta alimentando l'insorgenza di timori diffusi", anche con riferimento a possibili atti di intolleranza.
La risposta del MIUR
La risposta del Ministero dell’Istruzione non si è fatta attendere.
Il Miur ha, infatti, diramato agli Uffici Scolastici Regionali e alle scuole la circolare predisposta dal Ministero della Salute con le "Indicazioni per la gestione degli studenti e dei docenti di ritorno o in partenza verso aree affette della Cina":
- Studenti universitari o di corsi equivalenti
“Per i soggetti “non a rischio” le uniche misure fornite sono lo stesse che si devono utilizzare per prevenire le comuni infezioni delle vie respiratorie ovvero:
- Lavarsi le mani;
- Coprire le vie aeree quando si tossisce e starnutisce;
- In caso di utilizzo di fazzolettini di carta, una volta utilizzati, vanno gettati;
- Porre particolare attenzione all’igiene delle superfici;
- Evitare contatti stretti con persone con sintomi simil influenzali.
Per gli studenti che sono rientrati dalla Cina nelle ultime 2 settimane, oltre alle precedenti indicazioni, occorre "monitorare la eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre, difficoltà respiratorie", e in caso di insorgenza di tali sintomi "chiamare il 1500 o i centri regionali di riferimento; proteggere le vie aeree con mascherina; evitare contatti stretti fino alla definizione della situazione sanitaria da parte del personale sanitario".
Quanto a eventuali studenti "ai quali è stato comunicato dall'autorità sanitaria, o che sono venuti in altro modo a conoscenza, di aver effettuato un viaggio insieme ad un paziente nCoV - con qualsiasi tipo di trasporto - e/o di aver coabitato con un paziente nCoV, entro un periodo di 14 giorni", occorre "telefonare tempestivamente al 1500 o ai centri di riferimento delle regioni, per le misure di sorveglianza, ove non siano state già adottate dall'autorità sanitaria".
Quanto ai viaggi verso le aree colpite, che gli studenti delle scuole secondarie e gli universitari avessero intenzione di compiere, la circolare ribadisce che "tali viaggi sono sconsigliati”.
- Studenti e bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia, le scuole primarie e secondarie
“Oltre a confermare le indicazioni sopra fornite per studenti universitari o di corsi equivalenti, per questa fascia d’età si suggerisce che gli adulti facenti parte del personale scolastico (docente e non) prestino particolare attenzione a favorire l’adozione di comportamenti atti a ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aeree, anche attraverso oggetti (giocattoli, matite, etc.)”.
Quindi non creiamo un’inutile all’allarmismo e ricordiamo che uno dei compiti principali della scuola consiste, non soltanto nell'informare studenti e famiglie circa le misure di prevenzione che vanno adottate in caso di infezioni, ma anche nell’impedire qualsiasi forma di ghettizzazione di studenti come dichiarato da Rusconi, presidente ANP Lazio.
In allegato la circolare del Miur