Come ogni anno, questo è il periodo in cui ogni famiglia individua la scuola presso cui iscrivere il proprio figlio. Da qualche anno il Ministero dell'Istruzione, sul proprio sito, ha messo a disposizione degli interessati un'utilissima funzione che consente di consultare i Rav (rapporti di autovalutazione) di ciascuna scuola per comprenderne le caratteristiche e l'offerta formativa. Curiosando tra i diversi rapporti, mi sono imbattuto in quello presentato da un noto liceo romano: il liceo classico "Ennio Quirino Visconti". Inizio a leggere: "l'essere il liceo classico più antico di Roma conferisce alla scuola fama e prestigio consolidato". Caspita: mi piace. Continuo: "molti personaggi illustri sono stati alunni del liceo". O perbacco. Poi arriva il bello: "le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese"... "tutti, tranne un paio, gli studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. La percentuale di alunni svantaggiati per condizione familiare è pressoché inesistente, mentre si riscontra un leggero incremento dei casi di DSA" e ancora "Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento, limitando gli interventi di inclusione a casi di DSA, trasferimento in entrata o all’insorgere di BES”.
A questo punto il dubbio mi assale, ho come l'impressione di non aver compreso quanto letto: è mai possibile che si stia affermando, nero su bianco, che la qualità della formazione e dell'azione didattica sia inversamente proporzionale alla presenza di disabili nell'istituto?
È mai possibile, inoltre, che si affermi che per ricevere un'istruzione di livello elevato sia necessario appartenere ad un ceto sociale medio-alto borghese ?
Se così fosse, si escluderebbero dalla possibilità di avere un'istruzione di qualità le categorie più deboli o, se si preferisce, significherebbe affermare che la qualità della formazione si abbassa sensibilmente in presenza di persone in difficoltà. E qualcuno potrebbe crederci per davvero, escludendo chi "rallenta la corsa".
Se così fosse, si affermerebbe il principio secondo il quale l'istruzione "migliore" non è per tutti ma è accessibile solo a un ceto sociale abbiente (è già così, ma leggerlo fa davvero molto effetto), negando fin da subito quel che per molti rappresenta un obiettivo: la mobilità sociale, il riscatto. Allora, preso dall'ansia, scorro rapidamente le pagine fino a raggiungere quella relativa all'alternanza scuola lavoro: con mio grande sollievo scopro che non c'è scritto che "il lavoro rende liberi".
A questo punto decido di spegnere il computer e scendere a fare una passeggiata: per oggi ho avuto la mia razione di emozioni.