E' morto oggi il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, all'età di 91 anni.
Teorico della modernità liquida in tutte le sue declinazioni, nel corso degli anni ha elaborato una riflessione articolata sulla società contemporanea analizzata nella sua complessa e multiforme precarietà. Insistendo sulle categorie di individualizzazione, delocalizzazione, capriccio, ha riletto le principali dimensioni dell'esistenza attraverso il filtro speculativo della liquidità.
Lo ricordiamo con le sue parole tratte da un'intervista rilasciata a Luciano Mineva - nel 2003, a Mantova.
La cultura, lei scrive, (chiede Minerva ) ha perso il suo ruolo critico e il "pensiero unico" neoliberale spinge molti ad accettare la realtà come immodificabile. Cosa ha permesso la diffusione del pensiero unico e perché non c'è stata una opposizione?
Z.B. : Per questo tipo di pensiero io uso la metafora di una profezia: questa casa brucierà.
Allora prendi taniche di benzina, la versi sulla casa, le dai fuoco e la casa brucia davvero. Così lavora "la pensée unique". Da un lato si dice che il principio di base del pensiero unico è che non ci sono alternative.Poi tutti gli strumenti, tutte le possibilità di creare un mondo davvero alternativo o di fare qualcosa per cambiare, tutte le regole del gioco, vengono distrutte. Così non c'è modo di cambiare e questa diventa una profezia che si autodetermina. La casa brucia, ma la sto bruciando io.
Cosa dice il pensiero unico? Che questo è il solo mondo possibile. Finchè c'è libera concorrenza, finchè c'è efficienza, redditività, e il valore economico è l'unica discriminante tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, finchè quando è così si distrugge la civiltà come noi la conosciamo, si distruggono le stesse condizioni della vita umana e poi, dato che uomini e donne, individui e gruppi, e così via, sono sottomessi senza eccezione a queste leggi di mercato spietate, intolleranti, per cui ciò che non ha senso economico va eliminato, si creano le condizioni che Pierre Bourdieau chiama "precarietà" e perfino le politiche della precarizzazione rendono più precario, incerto, vacillante, liquido. E quando le persone vivono in un mondo così liquido, non osano fare progetti a lungo termine, perdono la fiducia in se stessi. La civiltà moderna era basata sulla fiducia, prima di tutto nelle proprie capacità: "Posso fare questo. Se imparo a farlo, posso farlo". In secondo luogo c'era la fiducia negli altri, come esseri umani razionali: "Posso ragionare con loro, posso convincerli e loro faranno esattamente quello che si dovrebbe fare". E il terzo tipo di fiducia era quella nella stabilità delle istituzioni. Ciò che si considera valido oggi, lo sarà anche domani e dopodomani. Il confine tra comportamento corretto e non corretto resterà tale anche la prossima volta. Qualsiasi cosa rappresenti, un’abilità utile, creativa, che acquisisco oggi, rimarrà utile e creativa anche domani e dopodomani. Tutti questi tre tipi di fiducia sono scomparsi. E se perdi questa fiducia, credi semplicemente di non avere alcun controllo sul futuro e questa è un'idea paralizzante. Le persone che restano paralizzate, e che perciò vivono a breve termine e non capiscono cosa significa avere un impegno e dei progetti a lungo termine, non sono in grado di resistere al pensiero unico. E così il pensiero unico distrugge tutte le alternative a se stesso.
E in un altro momento dell'intervista alla domanda :
Non si trova spesso nei suoi scritti la parola "armonia" che era nelle prime utopie. Non le piace particolarmente?
Z.B. risponde: Sono un po' sospettoso e preoccupato sul concetto di armonia, sul consenso universale, per esempio Juergen Habermas parlava di comunicazione non falsata perché gli piaceva e perché secondo lui portava al consenso universale. Non credo a questo ideale, non credo che la gente sia felice di questa unanimità, penso che la cosa più eccitante, creativa e fiduciosa nell'azione umana sia precisamente il disaccordo, lo scontro tra diverse opinioni, tra diverse visioni del giusto, dell'ingiusto, e così via. Nell'idea dell'armonia e del consenso universale, c’è un odore davvero spiacevole di tendenze totalitarie, rendere tutti uniformi, rendere tutti uguali. Alla fine questa è un'idea mortale, perché se davvero ci fosse armonia e consenso, che bisogno ci sarebbe di tante persone sulla terra? Ne basterebbe una: lui o lei avrebbe tutta la saggezza, tutto ciò che è necessario, il bello, il buono, il saggio, la verità. Penso che si debba essere sia realisti che morali. Probabilmente dobbiamo riconsiderare come incurabile la diversità del modo di essere umani, si può essere davvero persone in tanti tanti modi e questa è una benedizione!