Dispersione e abbandono scolastico, dalla teoria...
Con l’espressione ‘’abbandono scolastico’’ s’intende la definitiva uscita di uno studente da un determinato iter formativo; la ‘’dispersione scolastica’’, invece, si riferisce a quell’insieme di processi che, determinando rallentamenti, ritardi o altre interruzioni più o meno prolungate di un iter scolastico, possono portare all'abbandono.
L’abbandono scolastico rappresenta un fattore che concorre a determinare l’esclusione sociale, in quanto coloro che abbandonano prematuramente la scuola rischiano maggiormente la disoccupazione; la conseguenza è un aumento di costi socioeconomici tanto a livello individuale, tanto a livello collettivo.
La dispersione è un fenomeno complesso; le cause possono essere tanto interne, al soggetto, quanto esterne, pertanto riconducibile all'ambiente sociale: culturale, familiare o economico. Alcune delle cause possono identificarsi con: contesto socio culturale della famiglia, l'attività pedagogica degli insegnanti, disadattamento personale.
Quali le strategie contro la dispersione? Prevenzione, intervento e compensazione.
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Un modo di fare prevenzione consiste nell’individuare azioni in grado di accompagnare i giovani, sin dalla primissima scolarizzazione, con un adeguato sostegno, all’apprendimento, al fine di evitare situazioni di abbandono.
L’intervento deve essere precoce; bisogna attivare misure mirate in caso di assenze ingiustificate o di voti insufficienti, per esempio attraverso l’attivazione di misure di tutoraggio e di percorsi personalizzati; soprattutto va rafforzata la cooperazione con i genitori.
La compensazione dovrebbe aiutare i giovani che hanno abbandonato gli studi ad avere la possibilità di riprenderli in una fase successiva offrendo loro metodi didattici personalizzati e più flessibili rispetto alle scuole tradizionali. Una delle possibili soluzioni prospettate, si rifà al modello americano delle scuole di seconda opportunità.
L’istruzione e la formazione hanno assunto un ruolo di rilievo tra le politiche comunitarie, a partire dal Trattato di Maastricht del 1992, anche se mirate maggiormente alla formazione professionale per agevolare l’inserimento, o il reinserimento, nel mercato del lavoro.
La Strategia di Lisbona del 2000 prevedeva una riduzione dell’abbandono scolastico prematuro al 10%, dei giovani 18/24 anni, entro il 2010 (obiettivo non raggiunto); la riduzione del tasso di abbandono al di sotto del 10% e un tasso di laureati sopra il 40% sono i nuovi obiettivi di Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
L'Italia occupa una delle ultime posizioni nella graduatoria europea, con una distribuzione geografica del fenomeno a discapito dell'Italia meridionale. In Italia l’obbligo di istruzione si conclude a 16 anni, quello di formazione a 18 anni; la formazione può essere assolta con il conseguimento di un diploma di scuola superiore,o frequentando, dopo il biennio di scuola superiore, un corso professionale per il conseguimento di una qualifica professionale oppure con un contratto di apprendistato. La Legge 53/2003 introduce il monitoraggio della frequenza degli alunni con l'istituzione del Sistema Nazionale delle Anagrafi degli Studenti. Il Decreto Legislativo 76/2005 costituisce un'anagrafe nazionale degli studenti cui le scuole periodicamente comunicano i dati della frequenza scolastica. Un primo studio di questi dati è stato effettuato nell' a.s. 2011/2012 e ha mostrato una sottostima del fenomeno della dispersione. Gli Early Leavers sono passati dal 19,2% del 2009 al 15% del 2014 raggiungendo l'obiettivo nazionale (16%) ma ancora ben lontano dall'obiettivo europeo.
In termini pedagogici la dispersione indica una difficoltà di relazione tra l’alunno e la scuola.
Cosa può fare la scuola?
Promuovere il benessere. La promozione del “Ben-Essere” ha subito, negli ultimi anni, un cambiamento fondamentale: si può affermare che il termine benessere sia passato da una connotazione quantitativistica (benessere economico) ad una connotazione di tipo qualitativistica (benessere esistenziale e sociale). Il benessere rappresenta uno stato complesso, multifattoriale e soggettivo, cui concorrono 5 componenti che potremmo inquadrare come:
- Emotiva
- Sociale
- Fisica
- Intellettuale
- Valoriale
Ognuna di queste componenti assume un rilievo diverso a seconda della professione, dell’età, del contesto di vita, ecc…
La promozione dello stato di benessere deve, quindi, rappresentare un elemento imprescindibile del curricolo scolastico per il successo formativo degli alunni, per la piena realizzazione del diritto allo studio e per prevenire e contrastare la dispersione. Il progetto di benessere di un soggetto coincide con la possibilità di assumere un atteggiamento positivo che gli consenta di essere protagonista del proprio processo formativo di autorientamento e che gli consenta di “essere” e di “stare” al mondo nel migliore dei modi possibili. Un atteggiamento positivo deriva dal soddisfacimento dei bisogni di ciascuno (docente, studente, gruppi).
Favorire la motivazione allo studio. In breve, la motivazione allo studio, come contrasto alla dispersione scolastica, trova terreno fertile in una buona relazione/dialogo tra docente e studente, in attività che prevedono la partecipazione attiva dei ragazzi (es fissare obiettivi chiari e realizzabili, individuare interessi degli studenti), corresponsabilità (es. patto di corresponsabilità educativa e contratto formativo) e cooperazione (es. adattarsi agli stili di apprendimento). Gli apprendimenti non sono meri condizionamenti o assimilazioni passive, ma sottendono un mix di cognitivo e affettivo.
Attivare politiche di prevenzione al bullismo. Nell’ottica della prevenzione al bullismo si ritiene che attività volte alla conoscenza di sé stessi e al riconoscimento degli altri siano tappe fondamentali, non dimenticando che tra i principali compiti pedagogici rientra la formazione dell’uomo e del cittadino. In merito alla conoscenza di se stessi, buone prassi potrebbero riguardare attività legate all’alfabetizzazione affettiva e alla cittadinanza attiva. Percorsi laboratoriali, utilizzo di nuove tecnologie, attività di tutoraggio svolte da soggetti a rischio bullismo, giochi di ruolo, attività legate a storie di vita ne sono solo alcuni esempi.
Educare al sentimento e all’affettività
Partendo dalla proporzione
Emozioni : Conoscenza = Affettività : Sapere
si vuol dire che bisogna puntare l’attenzione all’affettività, intesa come rielaborazione personale delle emozioni. Se si pensa all’uso smisurato che i ragazzi fanno delle emoticons, si giunge facilmente alla conclusione che hanno ben chiaro il loro significato, ciò che invece può sfuggire è il processo legato alla loro introiezione, rielaborazione e riconoscimento nelle specifiche situazioni. L’affettività condiziona l’apprendimento e i processi cognitivi. Sul piano biologico, infatti, una parte del nostro cervello, cioè la regione limbica, è sede dell’emotività. Tra i processi emotivi e l’apprendimento esiste una profonda connessione, poiché esso si sviluppa sempre all’interno di una relazione affettiva. Il rapporto educativo significa presenza esistenziale dell’educatore per l’educando. Una “didattica affettiva” sollecita il legame di senso tra sé e la conoscenza, ovvero attraverso relazioni educative di qualità che possano aiutare gli studenti a:
- individuare e costruire la propria personalità
- scoprire le caratteristiche che li rendono unici
- potenziare interessi e attitudini
- costruire in modo autentico il proprio percorso di crescita e di sviluppo esistenziale
Puntare sull’accoglienza e sull’ascolto. Favorire una scuola che pratichi autenticamente la “didattica dell’accoglienza”, intesa come didattica volta a stabilire una relazione educativa efficace, in un ambiente di apprendimento caratterizzato da relazioni educative di qualità ed affettive, capaci cioè di attivare un circolo virtuoso tra conoscenza, apprendimento e motivazione personale. Uno strumento didattico efficace può coincidere con la stipula del “contratto formativo”, che rappresenta il momento in cui si stipula una vera e propria alleanza pedagogica tra scuola, studenti e famiglie in cui sono elencati diritti e doveri di tutti i soggetti coinvolti.
L’ascolto attivo è una tecnica comunicativa che si basa su un continuo scambio di feedback tra i due interlocutori, volta a manifestare interesse, facilitare la comunicazione, dare e ricevere conferme. Un ascolto attivo, per essere efficace, deve essere:
- Empatico. L’interlocutore deve essere comprendere gli stati emotivi dell’altro senza farsene travolgere.
- Reattivo. Chi ascolta deve avere un ruolo attivo per rinforzare la comunicazione e ottenere informazioni d’interesse.
- Selettivo. Chi ascolta deve essere in grado di individuare gli argomenti realmente rilevanti stimolando l’interlocutore a concentrarsi su questi.
Attivare sportelli ascolto e counselling pedagogico presso i quali offrire servizi di:
- Sostegno agli alunni nel corso dei cambiamenti di stato (passaggio dalla fanciullezza alla pre-adolescenza/adolescenza)
- Sostegno ai gruppi classe
- Sostegno ai docenti
- Sostegno ai genitori
Costituire reti di scuole e collaborare in modo sinergico con il territorio.
... alla pratica: Progetto "Save the black sheep. L'uguaglianza è un diritto, la diversità una risorsa".
In allegato il progetto "Save the black sheep..." realizzato come elaborato finale di gruppo per il corso di perfezionamento in "Dispersione e abbandono scolastico. Politiche strategie e azioni educative di prevenzione e intervento tra scuola e territorio" tenutosi presso l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.