Tempi molto stretti per la riforma della #buonascuola in discussione ora al Senato e che dovrà passare al vaglio di diverse commissioni di Palazzo Madama quali Bilancio, Finanze, Lavoro, Sanità, Politiche Europee. Sono rimandate invece alla settimana successiva, e quindi a partire dal 9 giugno, le sedute delle seguenti commissioni: Affari costituzionali, Affari esteri, Lavori pubblici, Agricoltura e Industria. Sono stati presentati quasi 2mila emendamenti (1960 per l'esattezza) al disegno di legge di riforma della scuola di cui sono relatori Francesca Puglisi (Partito Democratico) e Franco Conte (Area Popolare). Da segnalare che il numero più elevato di emendamento è stato presentato dal Movimento 5 stelle, con 620 richieste di modifica, circa 300 sono invece a firma della minoranza Dem che chiede una revisione radicale sui poteri dei presidi.
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La Commissione Istruzione del Senato dovrà raccogliere tutti i pareri delle commissioni in una relazione di sintesi da esporre in Aula e vagliare gli emendamenti a partire da lunedì 8 giugno. Se il Ddl dovesse essere modificato al Senato, sarà necessario un ritorno alla Camera col rischio di approvare la riforma a fine giugno mettendo a rischio i tempi tecnici per l'attuazione del piano di assunzioni entro il 1° settembre.
Sono quattro gli emendamenti depositati dai due relatori al Senato del ddl e che riguardano gli articoli 1, 2, 3 e 8 del Ddl e che potrebbero dunque avere maggiori chances di essere approvati. Sul primo articolo, si specifica meglio come dovrà avvenire la programmazione triennale dell’offerta formativa mentre un'altra modifica prevede l'introduzione di una tempistica precisa per le erogazioni alle scuole del fondo di funzionamento, incrementato di 126 milioni annui dal 2016. A decorrere dall’a.s. 2015/2016 il Miur erogherà agli istituti entro settembre i quattro dodicesimi del fondo. Gli altri otto dodicesimi saranno erogati entro e non oltre il mese di febbraio.
Modifiche anche al piano dell’offerta formativa che dovrà essere predisposto entro il mese di ottobre precedente al triennio di riferimento. Altri emendamenti prevedono la possibile apertura delle scuole in orario pomeridiano e la possibilità che il dirigente possa ridurre il numero di alunni per classe (per evitare le classi pollaio), senza però aumentare il numero di classi attivate (limitazione che renderebbe inefficace e inattuabile la misura).
Ulteriori emendamenti riguardano poi il curriculum dello studente, previsto per i ragazzi del secondo biennio e dell’ultimo anno, e costituito da insegnamenti obbligatori e opzionali, a scelta dello studente, oltre che da insegnamenti facoltativi.
Tra gli emendamenti vanno segnalati quelli riguardanti la definizione dell'organico dell'autonomia e la necessità per gli USR di dover definire entro il 30 giugno 2016, su indicazioni del Miur, l’ampiezza degli ambiti territoriali. Resta la norma secondo cui il personale docente già assunto in ruolo a tempo indeterminato alla data di entrata in vigore della della buona scuola conserva la titolarità della cattedra presso la scuola di appartenenza. Si prevede inoltre che «il personale docente in esubero o soprannumerario nell’anno scolastico 2016/2017 è assegnato a domanda a un ambito territoriale. Dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali».
La maggioranza intende invece fare quadrato intorno all'articolo 10 nel testo approvato alla Camera. Verrebbe quindi confermata l'esclusione degli abilitati con TFA dal maxi piano assunzionale del prossimo 1° settembre: chi si è abilitato con i tirocini formativi attivi, non essendo iscritto alle GaE, dovrà partecipare al prossimo concorso, che sarà bandito entro il prossimo 1° Ottobre, per tentare di salire in cattedra in modo stabile. Confermata l'esclusione degli idonei ai concorsi precedenti al 2012 inseriti nelle gm del 99 e 90.
Intanto mentre le attenzioni dei docenti sono rivolte alla chiamata dei presidi e ai poteri conferitigli, la parte più insidiosa del disegno di legge sta passando pressocché inosservata. Quella cioè che, cancellando la contrattazione collettiva, consente al governo, unilateralmente, di imporre condizioni peggiorative del rapporto di lavoro, senza che nessuno possa evitarlo. I sindacati hanno lanciato l'allarme già da tempo. Ma l'attenzione della categoria e dei media resta ancora focalizzata su questioni, certamente ansiogene, ma sicuramente marginali rispetto a ciò che sta per accadere.