Ancora forti contestazioni dei docenti precari alla festa dell'Unità a Bologna dove Matteo Renzi era appena arrivato per la chiusura della Festa dell'Unità. Si ripete dunque la protesta dei precari, a distanza di qualche giorno dalla mobilitazione contro il ministro della Scuola Giannini, riunitisi con l'obiettivo di riportare anche al premier la loro voce di ferma opposizione al ddl della #BuonaScuola in discussione alla Camera.
Lo stesso Renzi non a caso ha concentrato la maggior parte del suo discorso proprio sui temi della scuola, venendo contestato sia all'interno con striscioni esposti da precari della scuola durante il suo intervento, sia all'esterno, in piazza 8 Agosto, da diverse decine di docenti delle scuole bolognesi che hanno rilanciato attraverso un "cacerolazo" fatto con pentole e padelle l'opposizione alla "Buona Scuola" renziana e ai test Invalsi che si svolgeranno nelle prossime settimane, test simbolo dell'aziendalizzazione della scuola pubblica e dell'idea di istruzione e sapere di questo e dei precedenti governi. Tra gli striscioni alcuni vedevano le scritte "Contro la scuola di Renzi nessuna tregua" e "No alla scuola a quiz".
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"So che ci sono persone che mi vogliono contestare sulla scuola e sono pronto a incontrare chiunque ma libertà è rispondere con un sorriso a chi contesta e dire che non ci facciamo certo spaventare da tre fischi: abbiamo il compito di cambiare l'Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo". Così Matteo Renzi risponde alle contestazioni. E ancora ai precari che lo contestavano "Possiamo discutere nel merito, nel ddl la Buona scuola ci sono molte cose che si possono cambiare. Non credo che la proposta del governo sia prendere o lasciare: si può parlare. Ma non lasceremo la scuola soltanto in mano a chi urla. La scuola non è solo di quelli organizzati, è delle famiglie".
Un premier quindi che se da un lato ammette che il ddl possa essere cambiato, dall'altro sembra non dare ascolto alle contestazioni deciso a proseguire per la sua strada incurante della mobilitazione generale del 5 maggio, almeno per ora.
Resta da vedere se lo sciopero del 5 maggio, a cui hanno aderito anche la FIOM e il Coordinamento Nazionale dei Medici e che sta assumendo i contorni di una mobilitazione generale dei lavoratori di diversi comparti, riuscirà a scalfire le certezze del premier e del suo governo sulla bontà della riforma.