In un’intervista al quotidiano la Repubblica è di nuovo Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, a parlare della Legge Delega relativa alla riforma del sostegno, prevista dalla Legge 107/2015.
Alla domanda: “La nuova legge sul sostegno è pronta? C’era una delega al governo” questa la risposta del sottosegretario: "Sarà pronta nelle prossime settimane, prima della fine dell’anno. Prevederà più formazione degli insegnanti. Resteranno docenti universali, ma avranno specificità profonde. Ogni insegnante dovrà conoscere i singoli sostegni: un bimbo autistico, un ragazzo down, un non vedente, uno studente che non sente. Nascerà un unico centro e collegherà la scuola, l'Asl, l’Inps: lì si potranno richiedere le ore di sostegno. Bisogna chiudere con i maestri specifici che se ne vanno a gennaio o a fine anno, il danno provocato da queste interruzioni della didattica è forte. La scuola italiana sul sostegno offrirà continuità. Credo che costruire una legge con questa consapevolezza sia il modo migliore per fare il sottosegretario. Vorrei dire che seguirò personalmente i nuovi insegnanti".
Entro la fine dell’anno ci sarà dato sapere come evolverà (?) il futuro dei docenti già specializzati e quali saranno i nuovi percorsi formativi che dovranno seguire, invece, gli aspiranti docenti di sostegno. In merito a questi ultimi si vocifera di un aumento dei CFU legati alla formazione: si passerebbe dagli attuali 60 a 120 CFU. Altra novità sembra riguardare l'istituzione di una specifica c.d.c. sostegno per ogni grado di scuola (infanzia, primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado), sganciata dalla c.d.c. di abilitazione, come già avvenuto per ultimo concorso.
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Resta da capire cosa intendesse dire con “docenti universali”, “specificità profonde” e “singoli sostegni”. Sembra che i termini si riferiscano, rispettivamente, a docenti con titoli polispecialistici, formazione specifica e approfondita sulle singole patologie. Se così fosse, sembrerebbe proprio che al Ministero continuino a percorrere la strada già tracciata che vede da un lato il MIUR, appoggiato da alcune associazioni, e dall’altra i docenti di sostegno; docenti che vivono quotidianamente la scuola e che ben conoscono i rischi che potrebbero nascere delle iperspecializzazioni: rischi collegati alla delega esclusiva da parte di tutto il team docenti tanto per la didattica tanto per l’inclusione, insomma un passo indietro di 40 anni. Il docente di sostegno è, invece, una figura aggiuntiva che “collabora” con tutti per raggiungere la piena inclusione.
Una scuola inclusiva è una scuola in cui tutti gli alunni si sentono parte integrante del tutto, una scuola in cui ciascuno, in base alle proprie caratteristiche, è una risorsa per tutti gli altri, una scuola in cui ognuno è in grado di raggiungere obiettivi commisurati alle proprie reali capacità. Ebbene, per una scuola inclusiva non è indispensabile conoscere le caratteristiche della patologia/sindrome, ciò che conta è lo stile di apprendimento e di comunicazione del singolo (essere unico e irripetibile) e, di conseguenza, la capacità del docente, di sostegno o curriculare che sia, di coglierne le caratteristiche, di trovare la giusta mediazione e di farne una ricchezza condivisa, rendendo l’alunno parte attiva della vita scolastica e sociale. Altro termine persistente è continuità: continuità che ci auguriamo sia riferito alla possibilità dell’alunno di avere lo stesso docente di sostegno per il maggior numero di anni possibile e non continuità forzata del docente sul sostegno per un numero di anni superiore al numero attualmente in vigore. Il docente di sostegno è docente specializzato (che, quindi, ha studiato di più) che svolge un lavoro estremamente delicato; blindare la sua permanenza oltre i tempi attualmente in vigore (5 anni) appare una forzatura che potrebbe risultare controproducente in termini di motivazione.
Appare, invece, buona l’idea dei centri per l’inclusione come elemento di raccordo tra tutti gli enti coinvolti (Scuola, INPS e ASL) sperando che porti, anche, a ulteriori semplificazioni burocratiche per il riconoscimento dei diritti degli alunni con bisogni educativi speciali.
Nella stessa intervista, Davide Faraone, conferma l’immissione in ruolo di ulteriori 5000 docenti specializzati e la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto; ipotesi, quest’ultima, non nuova agli addetti al settore.
Aspettiamo di conoscerne il testo.
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