Contratto e Retribuzione

PSN Regionalizzazione scuolaSono mesi che si parla di regionalizzazione della scuola richiesta da tempo da alcune regioni, in primis Veneto Lombardia, che dopo l'esito del referendum autonomista vorrebbero gestire una serie di settori compreso quello dell'istruzione in maniera indipendente da una gestione centralizzata statale. Una richiesta, a cui si è aggiunta quella dell'Emilia Romagna, che farebbe esplodere il sistema dell'istruzione nazionale frammentando il'intero impianto normativo in un insieme disomogeneo di sistemi a gestione regionale. Ora però la cosa si fa molto più concreta perché, dopo mesi in cui si è mantenuto il più stretto segreto, sono trapelate le bozze della regionalizzazione dell’istruzione per queste tre regioni del nord. PSN pubblica in questo articolo le bozze descivendo anche cosa prevedano per l'istruzione e quali trasformazioni potrebbero interessare, in maniera più o meno traumatica, a breve il personale scolastico

Fa una certa impressione che cambiamenti di questa portata vengano introdotti  in assenza totale di un dibattito pubblico e quasi al buio come dei ladri che entrano in casa durante la notte per spogliare e disintegrare definitivamente il sistema nazionale dell'istruzione della sua unitarietà come conosciuta ad oggi dalla fondazione della Repubblica. Ricordiamo tuttavia che le pre-intese tra Governo e le tre Regioni interessate erano state firmate il 28 febbraio del 2018 dal Sottosegretario Bressa del PD, per il Governo Gentiloni ben prima della sottoscrizione del governo M5S-Lega comunque a dimostrare che la strada forse era già tracciata verso un rinnovato egoismo federale dei tempi della lega celodurista di bossiana memoria.

Una regionalizzazione, infatti, che potrebbe diventare presto realtà, essendo prevista anche in uno dei punti del contratto di governo Lega-M5S, precisamente al punto 20. Ma andiamo per ordine e iniziamo con il verificare cosa prevede il contratto di governo M5S-Lega al punto 20 del contratto di governo che affronta la questione della regionalizzazione dell’istruzione (e non solo) in questi termini:

Spid PSNUltimi giorni per gli insegnanti per utilizzare somme non spese della carta docenti riferite all'anno scolastico 2016/17 che dovranno avranno tempo fino al 31 dicembre 2018 il termine ultimo per utilizzare gli importi relativi all’anno scolastico 2016/2017 (articolo 6, comma 3 - sexies del DL n. 91/2018 convertito con modificazioni in L. n. 21 settembre 2018, n. 108.). Dal 1° gennaio 2019 il valore del portafoglio non potrà essere superiore a 1000 euro.  Ricordiamo che a partire dal 1° gennaio 2019 l’applicazione cartadeldocente sarà momentaneamente sospesa per l’annullamento degli importi relativi all’anno scolastico 2016/2017. Il servizio sarà nuovamente disponibile dal 4 gennaio 2019.

Segnaliamo che ai portafogli dei docenti sono stati attribuiti anche i residui relativi agli anni scolastici 2016/2017 e 2017/2018. Solo per i residui riferiti all’anno scolastico 2016/2017 gli importi disponibili possono essere utilizzati dai docenti e validati dagli esercenti entro e non oltre il 31 dicembre 2018.

Rinnovo contratto

Rinnovo dei contratti per il triennio 2019-2021:
Sono 3 miliardi e 250 milioni i fondi stanziati dal governo nella manovra per il rinnovo del contratto dei dipendenti della scuola e statali. Contrariamente a quanto hanno scritto in questi mesi gli organi di informazione, il governo ha trovato e stanziato nella manovra, approvata dal Consiglio dei Ministri, i fondi per il rinnovo dei contratti per il prossimo triennio. E' quanto si può leggere nella bozza diffusa negli ultimi giorni qui allegata. Nello specifico le cifre indicate sono così ripartite: "per il triennio 2019-2021 gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico sono determinati in 1.050 milioni di euro per il 2019, 1.075 milioni di euro per il 2020 e 1.125 milioni di euro a decorrere dal 2021".

Partirà a breve Il tavolo per il rinnovo dei contratti pubblici visto che con l'iscrizione della somma a bilancio, il Governo è pronto a convocare i sindacati per aprire la discussione. Nella fase di trattativa che precederà il rinnovo contrattuale, ai dipendenti statali verrà garantita comunque una percentuale di incremento sugli stipendi, erogato come indennità di vacanza contrattuale. In attesa della firma definitiva sarà infatti garantito un incremento stipendiale dello 0,42 per cento della retribuzione dal prossimo aprile per salire allo 0,70 per cento di luglio. Percentuali che dovrebbero, da una primissima analisi, garantire un aumento medio degli stipendi più alto rispetto a quello avutosi nel 2018, considerando che gli statali hanno percepito, come arretrati del 2016 e del 2017, degli importi forfettari che erano ben al di sotto dell'indennità di vacanza contrattuale e dell'aumento del costo della vita, nonché dello stesso aumento delle retribuzioni che si è registrato nei mesi successivi alla firma per il rinnovo dei contratti statali.

SoldiErano state tante le discussioni sui social, nei giorni scorsi, sulla possibilità che ci fosse una riduzione degli stipendi degli statali e dunque anche dei docenti per il mancato stanziamento di fondi nel DEF in via di approvazione dal Governo. Una serie di voci smentite, invece, dagli ultimi stanziamenti previsti dall'esecutivo per gli statali pari a circa 600 milioni di euro che saranno messi a bilancio nella prossima manovra e che eviteranno che dal 1° gennaio 2019 scattino le riduzioni busta paga per un numero considerevole di dipendenti pubblici che invece erano previste dal mancato finanziamento del Governo precedente dell'elemento perequativo introdotto con l'ultimo rinnovo contrattuale.  
Ricordiamo infatti che l'ultimo rinnovo del contratto degli statali, e dunque anche del personale della scuola, quello firmato dal governo Gentiloni a febbraio, a ridosso delle elezioni politiche, ha previsto per tutti i dipendenti pubblici con retribuzioni fino a 26 mila euro, l'inserimento in busta paga del cosiddetto «elemento perequativo». 
Un incremento retributivo di circa 20 euro al mese che però sarebbe scaduto a dicembre 2018
Un aumento che, per volontà del governo e stessa previsione contrattuale, sarebbe dunque scomparso nelle buste paga di gennaio.

Il Miur ha reso nuovamente disponibile su Istanze on Line la funzione per richiedere la ricostruzione di carriera la cui domanda  deve essere presentata entro la scadenza del 31 dicembre. La domanda può essere presenta dai docenti che dopo l'immissione in ruolo hanno superato l’anno di prova. Ricordiamo che la ricostruzione di carriera ha lo scopo di inserire gli anni di preruolo nell’anzianità di servizio, in modo da abbreviare, dove possibile, il transito da un gradone stipendiale all’altro.

Va inoltre tenuto conto che gli anni di preruolo vengono riconosciuti non in maniera completa dovendo considerare che solo i primi quattro sono calcolati per intero, mentre per gli altri viene considerata solo una parte (per la precisione, solo i due terzi) e che l'anno 2013 (solare) è ancora bloccato riguardo agli anni validi per l'anzianità di servizio (come ampiamente spiegato qui su PSN) e quindi non fa parte del conteggio.
La funzione che dovrebbe consentire una velocizzazione dei tempi di elaborazione della domanda, tempi spesso lunghissimi visto che a distanza di anni tanti lamentano ancora la mancata emissione del decreto di ricostruzione di carriera che consente il riconoscimento degli scatti stipendiali.

L'istanza, destinata al personale immesso in ruolo che ha superato l'anno di prova, consente di richiedere il riconoscimento dei servizi validi prestati anteriormente alla nomina nell'attuale ruolo:

ricostruzione carriera

La procedura attivata sostituisce, già dallo scorso anno scolastico, la richiesta cartacea precedentemente in uso. Con una applicazione separata, messa a disposizione dal Miur, bisogna presentare separatamente la dichiarazione dei servizi come mostrato nella schermata di seguito estratta provando la nuova applicazione on line:

PSN Carta docenti 2018 19Sarà riattivata il 12 settembre la piattaforma per la carta docente con il nuovo bonus da 500 euro per l'anno scolastico 2018-19. Ciascun insegnante in possesso di una utenza SPID (chi ne è a tutt'oggi ancora sprovvisto può richiederla qui: Come richiedere SPID) potrà accedere da subito al bonus dei 500 euro previsti per questo anno scolastico 2018-2019. E' quanto segnala il Miur sul sito carta docente in cui si può leggere: "A partire dal 12 settembre p.v. l’applicazione cartadeldocente sarà aperta per consentire la gestione del bonus. Si segnala che ai portafogli dei docenti saranno attribuiti anche i residui relativi agli anni scolastici 2016/2017 e 2017/2018. Solo per i residui riferiti all’anno scolastico 2016/2017 gli importi disponibili possono essere utilizzati dai docenti e validati dagli esercenti entro e non oltre il 31 dicembre 2018" Dunque, come già avevamo segnalato, oltre all'accredito del  nuovo bonus da 500 euro sarà ancora possibile generare bonus per le somme residue non spese degli anni scolastici 2016/17 e 2017/18, con il bonus 2016/17 ancora spendibile fino a tutto il 31/12/2018.

assegno nucleo familiare tabella anf calcolo requisiti

 "La legge n. 153/88 stabilisce che i livelli di reddito familiare ai fini della corresponsione dell'assegno per il nucleo familiare sono rivalutati annualmente, con effetto dal 1° luglio di ciascun anno, in misura pari alla variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, calcolato dall'ISTAT, intervenuta tra l'anno di riferimento dei redditi per la corresponsione dell'assegno e l'anno immediatamente precedente" Circolare Inps 68 del 11/05/2018.

La corresponsione dell'assegno spetta ai dipendenti che ne facciano richiesta e che presentino un reddito familiare complessivo derivante per almeno il 70% da reddito da lavoro dipendente.

Annualmente è quindi necessario presentare domanda per la rideterminazione dell'assegno che avrà validità dal 1 Luglio fino al 30 giugno dell'anno successivo, quindi al 30 giugno di ogni anno vengono sospese tutte le erogazioni fino alla presentazione di nuova istanza.

bonus meritoIl bonus premiale ai docenti torna a far discutere. Troppi sono i nodi da sciogliere e lo scontento è diffuso tra gli insegnanti. In molti chiedono al legislatore d’intervenire o, in alternativa, scelgono la strada del ricorso alla magistratura. Tuttavia, tra pronunce spesso contrastanti, tra articoli volti a creare più confusione che chiarezza, vi è un’assoluta certezza normativa che proviene dalle leggi in materia. Procediamo con ordine, partiamo dalla spiegazione sintetica del bonus merito.


Cos’è il bonus merito? 
Il “Bonus premiale” è stato introdotto con la riforma della scuola. Trattasi di un premio annuale, istituito con la Legge 107 del 2015, comma 126 dell’art. 1, che concretamente si traduce in una somma economica volta a valorizzare il merito dei docenti. Detto in altri termini, esso è uno strumento con il quale il MIUR ha voluto dare un riconoscimento economico aggiuntivo ai docenti che si sono distinti nel corso dell’anno per la qualità del loro insegnamento.

calendario gare 2018Sui permessi del personale scolastico, purtroppo, è necessario mettere “i puntini sulle i”, dato che non sono pochi i casi di “presunte concessioni” da parte dei dirigenti scolastici.

E’ diffuso, difatti, un particolare modo di operare dei D.S. consistente nell'esigere dai propri docenti, attraverso circolari amministrative, documentazioni e/o certificati specifici per la “concessione” dei permessi retribuiti richiesti.
Dunque, appare utile nell’immediato precisare che non vi è alcuna normativa di legge che preveda la facoltà da parte dei dirigenti di esplicare un’indagine approfondita sulla veridicità delle dichiarazioni e/o certificazioni presentate dal personale docente al fine di richiedere un permesso.
Ma procediamo con ordine andando ad analizzare dettagliatamente cosa prevedono le fonti normative che regolano il diritto del personale scolastico a fruire dei permessi retribuiti.

Elaborazione PSN Aumenti e arretrati netti docenti ontratto scuola 2016 18Sono tanti i docenti che si chiedono quali saranno gli aumenti e gli arretrati netti in busta paga che percepiranno dopo il rinnovo del contratto del comparto scuola siglato tra Governo e sindacati. Le cifre che sono state diffuse dai sindacati e dagli organi di stampa riportano sempre le cifre al lordo e non al netto e soprattutto omettono un particolare non da poco: gli aumenti lordi accordati sono riconosciuti per intero solo da marzo 2018 attribuendo invece cifre molto inferiori per gli anni 2016 e 2017. Un particolare non da poco perché calcolando l'aumento medio netto su tutto il triennio 2016-2018 le cifre già esigue diventano ridicole e offensive.
PSN ha infatti elaborato in esclusiva una tabella, scaricabile da qui, in cui sono indicati al netto gli arretrati e gli aumenti spettanti ai docenti per ciascun grado scolastico e per ciascun fascia di anzianità evidenziando che gli arretrati netti che saranno percepiti in busta paga andranno tra i 248 e 359 euro per gli insegnanti di infanzia e primaria e tra 271 e 412 euro per i docenti della scuola secondaria di II Grado.
Ma ad essere ancora più ridicoli sono invece gli aumenti netti: se da marzo 2018 i docenti di infanzia e primaria percepiranno un aumento netto sullo stipendio tra 40 e 46 euro e quelli della secondaria di II grado un aumento netto tra 40 e 52 euro, considerando però gli aumenti netti mensili spalmati su tutto il trienni 2016-18 saranno tra 18 e 22,76 euro per insegnanti di infanzia e primaria e tra 18 e circa 26 euro per i docenti di scuola secondaria.

E' questo dunque l'aumento reale netto mensile che viene accordato nel triennio ai docenti rispetto alle cifre sbandierate da Governo e sindacati visto che le 85 euro lorde, come disposto nelle tabelle allegate al contratto, sono riconosciute solo da marzo 2018 ed assicurate grazie ad un elemento perequativo soltanto fino a dicembre 2018 non avendo copertura completa già a partire dal gennaio 2019.
Per gli anni 2016 e 2017 fino a tutto febbraio 2018 sono invece riconosciuti aumenti ben più bassi: tra i 6,30 e 10,80 euro di aumento lordo mensile per il 2016, tra i 19,20 e i 32,70 euro di aumento lordo mensile per il 2017, arrivando poi agli aumenti promessi solo a partire dal marzo 2018.
E' proprio grazie a questo meccanismo progressivo che gli arretrati netti in busta paga saranno così magri mettendo dunque in atto una vera e propria truffa ai danni dei lavoratori che si aspettavano arretrati ben più sostanziosi facendo leva su un aumento medio promesso di almeno 85 euro.
E invece con questo meccanismo truffaldino, oltre a dare ai docenti una mancetta come arretrati, si avranno aumenti medi netti molto inferiori a quelli sbandierati per motivi elettorali.

PSN Rinnovo contratto scuolaGoverno e Organizzazioni sindacali hanno firmato questa mattina l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti appartenenti al comparto Istruzione e ricerca e che riguarda quasi un milione e 200 mila lavoratori.
Il nuovo contratto si riferisce agli anni 2016, 2017 e 2018 e riconosce aumenti da 84 a 111 euro mensili lordi che però saranno assicurati solo da marzo a dicembre 2018 grazie ad un meccanismo perequativo con il quale si garantisce l'incremento solamente fino al mese di dicembre 2018. In sostanza, avendo i tecnici dell'Aran calcolato  gli aumenti contrattuali considerando una percentuale pari al 3,84% indistintamente senza tenere conto della distribuzione tra il personale delle qualifiche e dell'anzianità di servizio a cui corrispondono stipendi differenti, si sarebbe potuto garantire l'aumento lordo promesso solo a coloro che avessero uno stipendio lordo superiore ai 2 mila. E' per questo che è stato pensato il meccanismo del pagamento con un elemento perequativo dando in busta paga una voce aggiuntiva che corrisponda la differenza tra gli 85 euro lordi promessi. Ad esempio considerando un docente di infanzia nella fascia iniziale con 0-8 anni di anzianità di servizio saranno corrisposti in busta paga 19 euro come “elemento perequativo”. Una truffa semantica orchestrata da Governo e sindacati, che per chiudere la partita prima delle rispettive tornate elettorali previste sia per governo e sindacati (con elezioni RSU ad aprile), hanno pensato bene di trovare i soldi togliendoli proprio agli stessi lavoratori visto che  gli aumenti anziché decorrere dal 1° gennaio 2018, partiranno solo due mesi più tardi a partire dalla busta paga di marzo 2018

E la beffa non finisce qui perché se tale perequazione, finanziata con soldi degli stessi docenti, sarà attuata soltanto fino a dicembre 2018 visto che è scritto nero su bianco nel contratto, all'articolo 37 e tabella D1, che non esistendo nessuna copertura, tale voce in busta paga sarà corrisposta solo fino al mese di dicembre 2018. In concreto se il futuro governo eletto non troverà altri soldi per garantire la perequazione dal gennaio 2019 gli stipendi corrisposti ai docenti con minor anzianità di servizio torneranno a diminuire.
A tutto ciò va aggiunto che, come da tempo già denunciato da PSN, saranno corrisposti arretrati risibili, stimati al momento fino ad un massimo di 600 euro e calcolati solo a partire dal 2016 invece che degli oltre 12 mila euro spettanti per il blocco incostituzionale degli stipendi attuato dal gennaio 2010 e con aumenti mensili ben lontano dalle 200 euro minime che sarebbero state necessarie a compensare il l'aumento del costo della vita.

PSN Rinnovo contratto scuolaL’Aran ha convocato, per giovedì 8 febbraio, le organizzazioni sindacali per la ripresa della trattativa per il rinnovo del contratto del nuovo comparto “Istruzione e Ricerca”. Una ripresa delle trattative che potrebbe portare entro la fine della settimana alla firma del contratto chiudendo la partita prima del 4 marzo, giorno delle elezioni con i miseri aumenti che decorreranno non dal 1° gennaio 2018 ma dal 1° marzo, perdendo anche le prime due mensilità del 2018.
Una soluzione che puzza di mancetta elettorale con la truffa di rinnovo di un presunto "contratto-ponte" per salvare la faccia di Governo e sindacati, che consentirebbe al Governo di affermare, in piena campagna elettorale, di aver chiuso la trattativa nonostante le poche risorse economiche disponibili e ai sindacati di aver strappato un aumento medio di 85 euro (solo teorico, in realtà meno di 35 euro nette mensili) come acconto sul successivo contratto, per il triennio 2019/21, che firmerebbero col Governo che uscirà dalle elezioni.
Ma sarà l'ennesimo schiaffo ad una categoria di lavoratori pubblici, quelli della scuola, bistrattati da troppo tempo, nonostante un preaccordo firmato oltre un anno fa tra Governo e sindacati. Nei prossimi giorni dovrebbe chiudersi anche il contratto degli Enti Locali, ma ad oggi il contratto della scuola resta in sospeso quando si avvicinano inesorabilmente le elezioni politiche del 4 marzo. Un rinnovo del contratto rimandato da quasi un decennio tra il disinteresse dei sindacati e l'inerzia dei governi susseguitisi in questi anni. Il silenzio ha regnato incontrastato e nessuno ha mai parlato concretamente del drammatico blocco stipendiale, se non con sporadici convegni rimasti sempre lettera morta. Adesso, dopo nove anni, la situazione peggiora, e il vento elettorale suona l’armonica del contentino.